Emozionante cerimonia alla presenza di allievi e parenti, giovedì scorso, fortemente voluta dal giornalista Nicola Lavacca e dal cognato Michele Moretti
Forse, non è un caso che, quando con gesto lieve la signora Grazia Rossielloha fatto scivolare giù il velo bianco che copriva la lapide dedicata a suo fratello, anche il cielo abbia sorriso felice.
Già, dopo un giorno intero di tediosa pioggia e nuvole imbronciate, all’improvviso, quasi fosse stato vinto il muro dell’oblio – tipico dei bitontini e dell’umanità in generale -, i raggi del sole hanno preso a danzare gioiosi su quelle parole incise nella pietra: “Al prof. Nicola Rossiello, animatore dello sport bitontino, ha lasciato a tanti giovani un retaggio di nobiltà e d’onore“.
Dunque, ce l’hanno fatta Michele Moretti, il cognato del docente allenatore, e Nicola Lavacca a far riaffiorare la testimonianza del ricordo di questa figura eccelsa del panorama sportivo cittadino.
La lapide è stata tirata fuori dal corridoio dei vecchi spogliatoi, ormai divorati da incuria e abbandono, dove riposava dal lontano ’78, ed è stata sistemata sulla parete della tribuna coperta che si staglia di fronte subito dopo l’ingresso nello stadio “Città degli Ulivi”.
Quanta emozione, giovedì pomeriggio, in quello spiazzo.
Tra commossi allievi del prof, parenti e bambini delle scuole calcio bitontine, la cerimonia ha avuto una peculiarità che quasi più nulla ha qui a Bitonto.
Tutti, ma proprio tutti coloro che sono intervenuti, hanno parlato col cuore.
Nicola ha colto l’occasione per rivolgere un grato pensiero anche a Mariolino Licinio, centrocampista savio ed euclideo, che fu pure mister, gloria del Bitonto che il mondo faceva tremare a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, e Vincenzo Vaccarelli, anch’egli ex neroverde ma pure giallonero del Torrione, portiere tenace e impavido, che fondò col compianto Acquafredda il Cobra, meritoria associazione giovanile.
Più o meno timidamente, si sono avvicendati al microfono uomini ormai fatti che giammai hanno dimenticato d’essere giovani dentro.
Proprio come quando venivano letteralmente prelevati da Rossiello di casa per andare a giocare, vero Cesare?, che era per tutti Cesarino e, grazie alla pedagogica ostinazione del prof, a 16 anni segnava reti a grappoli ed è arrivato a giocare in serie B e ad allenare in A.
Oppure, Pinuccio che in bici col prof andò ad acquistare “a credenza” le divise per la Libertas da un negozio molfettese e da quei sacrifici ha imparato a vivere.
E Tonino, che solo un brutto infortunio ha impedito che sfondasse nel grande calcio e che riconosceva il fatto che Nicola Rossiello era un motivatore rigoroso e integerrimo più che un allenatore.
Per Vincenzo, attuale presidente dei leoncelli plurivittoriosi, era un “nome” importante il professore.
E Tommaso, ex arbitro e delegato A.I.A., che ha sottolineato proprio la levatura morale del prof.
E, infine, quell’alunno che non poteva andare a Coverciano e Rossiello s’inventò un premio per il migliore della stagione per permettere anche a lui di partire con i compagni.
Ma pure i discepoli che non parlarono – Sabino, Mario, Ciccio, Nicola il guascone e Nicola il centrale e tanti altri – facevano rotolare nei sorrisi e negli aneddoti la bellezza della gioventù giammai perduta.
Approfittando, infine, della presenza del sindaco Michele Abbaticchio, che, rivolgendosi ai bimbi, ha rimarcato la funzione didattica dell’operato di Rossiello, e dell’assessore allo sport Domenico Nacci, che tanto si è speso per questa iniziativa, Lavacca ha proposto di riprendere la tradizione del Trofeo dedicato al prof.
E, se la memoria del cuore è eterna, qualcuno sicuramente realizzerà questo nuovo sogno. Fosse pure uno di quei frugoletti in calzoncini e scarpini che giovedì hanno sentito parlare per la prima volta del prof. Nicola Rossiello, maestro di lealtà e rispetto per tante generazioni…
Mario Sicolo – dabitonto.com
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