Il Donia quest’anno ha aperto le braccia a Danilo Rufini, mister calabrese con un grande passato e lo conferma anche lui, ridendo:
“Posso dire che, nel corso della mia carriera, ho raggiunto molto spesso i risultati sperati. Ho iniziato a giocare a calcio come tutti bambini, sono felice di aver conosciuto i tempi in cui ti divertivi anche a calciare una lattina, purtroppo sono solo vecchi ricordi, i tempi sono cambiati. Ero un centrocampista un po’ insidioso, anche caratterialmente (ride, ndr). A 15 anni mi ha chiamato il Cosenza e a 16 mi allenavo già con i “grandi”, per poi passare in prestito al Crotone, in serie C. Ho anche calcato il suolo lametino, vibonese, stabiese e siracusano. Ricordo bene l’esperienza a Cosenza in serie c1 e promossa successivamente in B, dove io ho collezionato quaranta panchine in tre anni e quando non giocavo con loro, indossavo la fascia nella Primavera. Quel periodo, e non solo, è stata segnato dalla perdita del grande Donato “Denis” Bergamini, un ragazzo d’oro dal punto di vista umano e dal punto di vista calcistico. Aveva importanti legami con la Fiorentina, tanto che avrebbe dovuto indossare la maglia viole con l’allora nostro allenatore Bruno Giorgi. La sera del 18 novembre 1989, come hanno raccontato le cronache in tutti questi anni, eravamo in ritiro poiché il giorno dopo avremmo dovuto affrontare, in casa, il Messina. Di solito, il pomeriggio, per passare il tempo ci si recava al Motel Agip e dopo essersi riposati nelle proprie camere, si raggiungeva il multisala Garden che si trovava a due chilometri dal luogo di pernottamento e per arrivarci usavamo le nostre auto. Ci accorgemmo della sua assenza a cena e così ci allarmammo. Anche se, essendo uno dei più piccoli, non avevo un rapporto strettissimo, sapevo anch’io che non avrebbe mai approfittato di un momento in cui il gruppo è riunito per allontanarsi e fare altro, soprattutto a novanta chilometri di distanza (Roseto Capo Spurio) e su un’autostrada, non conosceva quel posto. Amava l’armonia della squadra e non l’avrebbe fatto. Verso le 22.30 è arrivata la terribile notizia, tutti eravamo sotto choc ma la Lega non ha concesso la giornata di stop ed il il destino ha voluto che il giorno dopo, Michele Padovano, suo grande amico segnasse, con la maglia numero otto di Denis, i due gol che portarono i cosentini alla vittoria. Il clima in cui si è svolta la gara era surreale, il pubblico era attonito e piangeva al posto di esultare ai gol come faceva ogni domenica”.
In realtà alcune persone, nel corso degli anni, ha cercato di infangare la sua memoria ma i veri amanti del calcio sanno chi fosse. Dopo questo toccante momento, il mister ritorna a parlare della sua carriera:
“Ho allenato parecchie squadre e vinto tanti campionati. In nove anni posso vantare tre campionati, tre coppe e una Supercoppa. Appena arrivato a San Severo, ho vinto il campionato d’Eccellenza, con il Brindisi ho vinto un campionato e una coppa. Anche in Abruzzo ho trovato soddisfazioni, poiché quando firmai con il San Salvio, vinsi la Coppa Italia. In Sicilia, a Milazzo ho conquistato una Coppa Italia di Sicilia. Quando indossavo la maglia dello Juve Stabia, ho affrontato parecchie volte i biancazzurri e salimmo di categoria insieme per ben due volte, quindi questa città non mi era del tutto estranea” e proprio riguardo il suo arrivo dichiara: “Non voglio che i miei ragazzi mi vedano come un superiore, ma come un coadiutore e le mie scelte devono confermare ciò che il gruppo vuole ed è alla sua portata. Sono arrivato “a sorpresa” e penso di poter sfruttare bene quest’organico. Durante le amichevoli, ho visto le qualità singole, così da poter equilibrare così il gioco. Ho portato alcuni ragazzi da San Severo e c’è stato un buon feeling, sia tecnico che relazionale, con il resto dei ragazzi . Mi piace questa città e, nonostante io sia calabrese, qui in Puglia mi sento ormai a casa mia”.
La grande esperienza di Rufini aiuterà senz’altro questa piazza che da anni aspetta di tornare in una categoria più alta.