È da un po’ di tempo che ai microfoni non si lascia andare un calciatore manfredoniano, per questo ci ha pensato Simone Sarri, di padre milanese e portiere, che non indossa da qualche anno la maglia biancoceleste.
“Penso che i tifosi, seppur in questo momento distanti fisicamente, si aspettino sempre di più dai giocatori locali e, se ci sarà l’occasione, non li deluderò. Sono stato fermo un anno a causa di un problema alla schiena (alcune ernie, ndr) che mi ha portato via un sacco di energia fisica e mentale. Non è stato facile recuperare, però ricominciare a casa mia è stata la parte migliore di questa brutta sfaccettatura, mi mancava questo ambiente dopo anni passati altrove”.
Il giovane portiere, però, non dimentica le vecchie esperienze vissute proprio qui e non solo:
“Il mio ruolo è stato sempre quello, ero destinato a difendere i pali. Anche da piccolo, quando giocavo con miei fratelli più grandi, mi facevano stare sempre in porta ma non mi pesava. Il mio primo numero, non a caso, è stato l’1. Qui sono cresciuto, dai pulcini alla juniores e a tal proposito vorrei ricordare un mio vecchio compagno degli esordienti e pulcini, Fabio Valente, tragicamente scomparso due anni fa. Un ragazzo buono, entusiasta e gentile, un ottimo amico e difensore, peccato abbia abbandonato il pallone così presto e mi dispiace non aver potuto mostrare il mio cordoglio ai suoi genitori. Nel 2017 sono volato in Piemonte, a Novara, dove c’erano anche altri ragazzi del sud ed ero nel pieno delle mie capacità, sono cresciuto in maniera esponenziale. Non dimentichiamo che questa sono anche occasioni per incontrare grandi figure e apprendere molto. Una realtà diversa, ma molto idonea ed efficiente per i giovani talenti, su questo noi meridionali dovremmo prendere esempio, non possiamo celare il fatto che ci sia del marcio in questo ambiente, come in tutti. Dopodiché, ho indossato la maglia rossonera (del Foggia) e ho tanti bei ricordi, legati anche ad Alessandro Lauriola, altro manfredoniano. Mi sovvengono ancora i tragitti e le risate. Anche quand’ero alla Juniores biancoceleste ho avuto a che fare con ragazzi che poi hanno fatto tanta strada, ad esempio Giuseppe “Peppe” Coccia, volato poi in Serie C”.
Riguardo la famiglia, non si nasconde dietro un dito e dice:
“E’ inevitabile che i pareri dei miei genitori influenzino le mie scelte e penso in positivo, poiché loro vogliono solo il mio bene. Tra l’altro, mio zio è anche stato allenatore del Donia e della juniores (Varrecchia, ndr) quindi sono in buone mani”.
Tornando al suo arrivo, ci tiene a precisare che c’è stato lo zampino del capitano Trotta:
“Pasquale voleva sapere come stessi e mi ha proposto di provarci. Inutile dire che i ragazzi mi hanno accolto benissimo e c’è tanta sintonia, soprattutto con Francesco Leuci, da cui potrei imparare tantissimo per il ruolo. Nello spogliatoio è un pazzo (ride, ndr) ed è un ottima persona. Il mister è il collante del team, sa come educarci al gioco e non solo. Accetterò sempre le sue scelte tecniche poiché il suo progetto e schema sono aderenti alle nostre esperienze e all’organico, non lo dico io ma la classifica che presenta il Donia come capolista. Spero, dunque, di poter stare tra i pali in partita, così da poter rimettermi in gioco”.
In effetti, a Manfredonia visto che sono pochi portieri con un po’ d’esperienza esterna in più Simone merita sicuramente una possibilità.
Michela Rinaldi