Ormai ha 19 anni, il difensore che ha esordito tra i “grandi” quando indossava ancora la maglia degli allievi, così Francesco Ciuffreda ci racconta di queste esperienze:
“In realtà, la mia prima squadra è stata la Salvemini, dove ho conosciuto anche Nico quando avevo 7 anni. Dopo due anni sono venuto qui e ho continuato, fino ad arrivare rapidamente in prima squadra. Anche se sono rimasto qui, penso di essere cresciuto perché l’ambiente è sempre stato favorevole, mi sono trovato in sintonia con tutti i ragazzi e mister. Se si lavora serenamente non si hanno problemi nel migliorarsi”.
A proposito di allenatori, ricorda chi gli ha dato completa fiducia: “Partendo da Agnelli, tutti mi hanno incoraggiato sempre, sia in campo che fuori, in particolar modo mister Rufini, con cui potevamo veramente coronare il sogno“.
Nel settore giovanile gli era stato affidato un posto in centrocampo, ma poi le cose sono cambiate: “Per fortuna ci si è resi conto che fare il filtro non faceva proprio per me (ride, ndr) e che era la difesa pane per i miei denti, per questo il mio è un gioco duro e rischioso da un punto di vista sanzionale. Non a caso il mio primo numero di maglia è stato il 5”.
Il suo “attaccamento alla maglia” nasce in realtà da lontano, poiché da piccolino guardava le partite al Miramare con suo nonno. Non solo, la sua famiglia ha appoggiato le varie scelte: “Mi hanno sempre apprezzato, anche se a causa degli impegni ho perso un anno a scuola. Ci tengono a vedermi giocare, perché sanno che con un pallone tra i piedi sono felice, penso siano orgogliosi di me”.
Come già ha anticipato, i ricordi sono tanti ma alcuni si possono riportare: “Il periodo del covid mi ha completamente scosso, il gruppo non era lo stesso in maniera individuale, però al ritorno abbiamo mostrato di aver superato del tutto i disagi, tralasciando il risultato. Un ricordo bello? Quando mi hanno detto che avrei giocato in prima squadra. In fin dei conti, quando vedevo in campo i calciatori del Donia dicevo che un giorno avrei voluto far lo stesso, potevo non esserne felice?”.
Anche se il suo ruolo non è “da gol”, ne ha comunque realizzati e dedicati qualcuno ad un suo amico: “Io e Niccolò viviamo le stesse emozioni, lui gioca nel Calcio a 5, così ci scambiamo le reti dedicate (ride, ndr)”.
Un giovane così innamorato del calcio, poteva non avere una fede calcistica? Risposta, no: “Certo che sono tifoso, rossonero precisamente. Mio padre tifa per i cuginetti e quando c’è il derby casa mia si trasforma. Un calciatore a cui mi ispiro? Ho tanta stima per Sergio Ramos, non esiste difensore migliore, almeno in Italia non è presente una figura del genere per il suo ruolo”.
Le considerazioni sul campionato sono abbastanza “pungenti”, poiché il difensore biancoceleste riconosce che c’è bisogno di un arduo lavoro, seppur con poche parole: “Ora che siamo fuori dalla Coppa possiamo concentrarci del tutto al campionato, io personalmente ho tanta fiducia, ma penso di non essere una voce fuori dal coro”.
In effetti, da ora si fa sul serio…
Michela Rinaldi