Luigi De Laurentiis è un uomo felice. Un presidente felice. Un tifoso felice. Il giorno dopo «l’ascensione» alla B, è il giorno dedicato alle riflessioni. Bari, il Bari e tutto quanto ruota attorno al pianeta biancorosso. Fuori dalle sabbie mobili della D, prima; fuori dall’inferno della C, poi. Due trionfi in quattro anni, niente male per un presidente alle prime armi.
Suo padre le ha fatto i complimenti pubblicamente. Praticamente ha vinto la sua scommessa privata.
«Ricordo ancora quattro anni fa, quando acquisimmo la proprietà del Bari. Ero a Londra, per lavoro, trattavo affari legati alle nostre attività di famiglia. Mi chiese di interessarmi in prima persone delle vicende del club biancorosso e ovviamente mai avrei potuto dirgli di no. Ma con lui furono subito patti chiari e amicizia lunga. Gli chiesi di farmi lavorare da solo. Mi ha aiutato, certo. Ma sempre restando in disparte. Sono ancora oggi felice di aver accettato questa sfida familiare, personale e imprenditoriale per me nuova. Quattro anni in una città e una regione favolose. E’ stata una scoperta continua».
Classica domanda: ha dormito nella notte fra domenica e lunedì?
«Poco. Sono andato a letto alle 4 del lunedì, dopo i festeggiamenti al San Nicola. Neanche il tempo di addormentarmi ed è suonata la sveglia… ho trascorso un bel po’ di tempo a leggere i tanti messaggi di auguri che ho ricevuto».
Quale il messaggio inaspettato?
«In verità tutti inaspettati, da vari ambienti e non solo da quello calcistico. E’ stata la quantità inaspettata, ho registrato un grande affetto nei nostri confronti e nei confronti del Bari. E’ un bel segnale, perché vengono fuori anche i valori morali, non solo quelli calcistici».
Due campionati vinti. Il primo non si dimentica mai… E il secondo?
«Un traguardo importante, categoria meritata e sudata. In D non è stato facile, ma era diverso. Per il Bari era una ripartenza. La C è davvero un campionato complicato. Ma venirne fuori al terzo tentativo e con tre giornate di anticipo non può che dare lustro a tutti noi. E siamo all’inizio di un percorso».
Questa sembra quasi una dichiarazione d’intenti…
«Vedremo».
Ha elogiato il gruppo di lavoro di quest’anno. Sembra una conferma in piena regola dello staff tecnico al completo.
«Dobbiamo incontrarci e chiudere, come si usa dire. Ma, assolutamente sì. Come negare la buona operatività di tutto lo staff tecnico. Il nostro focus è sempre stato quello di costruire un gruppo di lavoro e di puntellarlo con altre risorse umane importanti. Sotto l’aspetto tecnico-sportivo, gli innesti della scorsa estate hanno chiuso il cerchio».
Capitolo tifosi. In questi ultimi due anni non avete potuto godere appieno della tifoseria per il Covid. Ora si sta rendendo conto di quanto potenziale c’è qui?
«Sì, sto cominciando a vivere sempre più intensamente la passione dei baresi. In verità, in serie D assaggiai questo lato della città. Avevamo più tifosi noi che il Sassuolo in A. Oggi avverto un entusiasmo enorme, la fiammella si è riaccesa completamente ed è incredibile. Domenica sera Corso Vittorio Emanuele era un delirio, pazzesco, fiumi di gente per la strada, ho visto dei video incredibili. Tutto ciò è un premio anche per me, ai tanti chilometri coperti per andare in trasferta, ai tanti sacrifici compiuti. Ed è anche una soddisfazione per il sindaco Decaro, che ci ha scelto e ci è stato sempre accanto».
Un aggettivo per Polito.
«Supereroe empatico».
E uno per Mignani.
«Un tranquillo stratega… di ferro».
Domenica a Latina tutti le dicevano “tieniti il Bari”. Si sta creando un grande legame d’affetto. Ma c’è il 2024, quando la multiproprietà non esisterà più. Cosa pensa lei?
«Io in testa avrei altro… Nel Bari abbiamo investito tanti milioni di euro, contribuendo a rilanciare anche il calcio, perché una piazza come Bari è una piazza che fa solo bene al calcio. E poi tagliano la luce? C’è un ricorso in piedi, vedremo con gli avvocati. Sotto la curva, lì al “Francioni”, i tifosi mi chiedevano subito la A. È umano, è giusto che i tifosi aspirino al massimo. Ma io dico: un passo per volta. Godiamoci questa promozione, prima».
Ultima domanda: hanno prodotto il film sulla stagione fallimentare, poi la Rai si è affiancata alla Nazionale nel raccontare l’Europeo. La famiglia De Laurentiis sta pensando a un film sul Bari?
«Più che a un film, sto pensando a qualcosa di diverso. Tipo una docu-serie che racconti la nostra avventura in B da trasmettere su un network. Ci sto lavorando sopra».