Scongiurata e allontanata il più possibile da tutto l’ambiente rossoblu, giunge imperterrita dopo Pagani: la crisi si abbatte perentoriamente sul Taranto, che, allo stadio “Torre”, crolla sotto i colpi di Reginaldo e Maiorano, grazie ai quali la Paganese trionfa ai danni degli ionici, costretti, così, a decadere al quartultimo posto.
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Il parziale cambia dopo soli tre giri di lancette, in favore della Paganese: a realizzare la rete è Reginaldo, che, in mischia davanti a Maurantonio, insacca il tap-in vincente per il vantaggio dei padroni di casa. Distacco che potrebbe essere doppio, quattro minuti dopo, ma l’intervento del portiere del Taranto è sontuoso ed utile a respingere in corner la conclusione dell’esterno di casa Deli. Al 10′, però, i rossoblu potrebbero pervenire al pareggio sfruttando un penalty conquistato da Bollino, atterrato da Camilleri: dagli undici metri si presenta uno dei più contestati dalla tifoseria tarantina, Magnaghi, che cestina una ghiotta occasione calciando centrale e sbattendo contro il piede di Marruocco, abile a neutralizzare il rigore. Il Taranto cerca, a sprazzi, di reagire psicologicamente al penalty errato e allo svantaggio, senza, però, impensierire più di tanto il portiere di casa.
In apertura di ripresa, la Paganese raddoppia: dalla linea di fondo, Cicerelli apre per Reginaldo, il quale, con un velo, apparecchia per Maiorano che trafigge il portiere ospite. Da qui in poi, la gara diventa a senso unico, con i padroni di casa che sfiorano il tris in varie occasioni, tra le quali compare un palo scheggiato da Deli. Ma il risultato non varia ulteriormente e dopo 3 minuti di recupero, il triplice fischio finale decreta il successo della Paganese.
Altro risultato negativo, quindi, per la compagine di Fabio Prosperi: il Taranto manca l’appuntamento con la vittoria per la settima volta dopo l’ultimo successo (2-0 alla Fidelis Andria). Cestinate le possibilità di ottenere punti importanti in chiave salvezza, i rossoblu si apprestano a sfidare Virtus Francavilla e Reggina, prima di affrontare le restanti sfide sul calendario che, a questo punto, paiono (quasi) tutte proibitive. Ora si che è crisi.
Alessandro Mazzarino
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