Il campionato del Gravina si è concluso con l’ottavo posto in classifica. I meriti sono anche di Valeriano Loseto, un tecnico che ha sempre proposto l’idea di dominare le partite e non aspettare l’avversario. Per tracciare un bilancio, TUTTOcalcioPUGLIA.com ha intervistato in esclusiva proprio l’allenatore gialloblù.
Mister, sono giorni particolari in attesa del 4 giugno quando ci sarà il Consiglio Federale. Che idea si è fatto?
“È una situazione paradossale, non si riesce a capire dove si vuole arrivare. Da altre parti hanno già iniziato, da noi no. Spero si possa arrivare quanto prima a una soluzione finale, anche per programmare il futuro”.
Il suo Gravina ha concluso la stagione all’ottavo posto. Tutto sommato è stata un’altra bella stagione.
“Sapevamo quello che era il nostro obiettivo, come squadra e staff tecnico. Siamo partiti per centrare una salvezza tranquilla, in un campionato che può tranquillamente essere paragonato a una C2, con piazze blasonate e con grande passato. Abbiamo offerto un buon calcio e belle prestazioni. Con un pizzico di fortuna saremmo potuti essere noi il Sorrento di turno. Arrivare dietro Taranto, Casarano, Bitonto, Foggia e Cerignola è comunque tanta roba”.
Più bella la vittoria a Taranto o quella in casa contro il Foggia?
“Sono arrivate in due momenti particolari: col Taranto è arrivata la prima vittoria fuori casa; a Foggia abbiamo messo fine al ciclo di inizio gennaio privo di vittorie e con il solo pareggio di Nardò. Sono state un toccasana per riprendere il nostro cammino, d’altre parti la situazione sarebbe precipitata”.
4-3-3 o 3-5-2: qual è il modulo preferito di Loseto?
“Ho improntato la stagione sul 4-3-3, ma in corso d’opera c’è stata l’esplosione di qualche giovane tipo Silletti, che non mi sono mai sentito di lasciare fuori per quanto trasmetteva in settimana. Allo stesso modo Ficara e Chiaradia meritavano di giocare. Quando c’è stata la possibilità di schierare il tridente l’ho sempre fatto. Ma anche con il 3-5-2 ci siamo espressi positivamente”.
Considerazione provocatoria: avrebbe potuto togliere Santoro…
“E come fai?! (sorride, ndr)”.
Quanto è importante per una squadra di Serie D un calciatore come lui?
“Uno capisce la sua importanza solo se lo allena. Per me è stata una piacevole scoperta, fin dal mio arrivo è sceso in campo: contro il Pomigliano lui fece gol, ma vedevo che era un po’ freddo nei miei confronti. Forse pensava sarebbe andato via dopo il cambio di guida tecnica. Poi ne parlammo e ha fatto quello che ha fatto…”.
I calciatori la descrivono come un allenatore molto empatico.
“Qualche presidente di club blasonati hanno parlato di me come tecnico giovane ed emergente. Ma io ho fatto la gavetta, alleno da tredici anni: dalla C alla Promozione. Forse l’aspetto dà questa impressione, ma ho le mie esperienze. Punto molto sul rapporto con i calciatori, so come prenderli. Sono il mio sponsor, perché ho tante amicizie ma ho sempre lavorato con gente prestata al mondo del calcio. Ad esempio a Gravina Costantiello è un socio della FBC, vive di altro. Probabilmente pago il fatto di non essere agganciato al carro giusto”.
Inevitabile una domanda sul futuro. Dopo un anno e mezzo a Gravina sente l’esigenza di una nuova avventura?
“Io amo Gravina. In un rapporto deve esserci un amore bilaterale. Qui mi esprimo al meglio, ho la possibilità di lavorare con serenità. Anche nel mese in cui i risultati sono venuti meno, la proprietà mi ha confermato, ha creduto nella mia persona. Anche dopo qualche mugugno della tifoseria. Non ho mai avuto la paura di essere esonerato, ho sentito la fiducia di tutti e della squadra in primis”.
Eppure qualche rumors di mercato c’è…
“Fa piacere essere accostato a grandi piazze. Però non ci penserei più di tanto se non arrivasse un’altra chiamata: sarei l’allenatore più felice del mondo dovessi restare qui. So io cosa significa Gravina per me”.