Giuseppe Genchi, capitano del Taranto, ha rilasciato un’intervista ai colleghi di giornalerossoblu:
CORONAVIRUS – “Sono riuscito a lavorare da casa, avendo molto spazio, per non perdere la forma fisica. Ho seguito i programmi del preparatore e quando si è chiusa ufficialmente la stagione mi sono adeguato in altro modo. Il calcio ci manca e siamo delusi per le decisioni prese, ma in questo momento la viviamo in maniera più serena, anche vedendo i dati dell’emergenza che migliorano giorno dopo giorno. Il calcio in momenti del genere passa in secondo piano”.
DECISIONI – “Bloccare gli stipendi in tutti i campionati dilettantistici è assolutamente sbagliato. Per bloccare un’intera categoria bisogna avere delle soluzioni in partenza, anche perchè sappiamo bene che i compensi in queste categorie non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli dei professionisti. C’è gente che non arriva a guadagnare neanche 800€ al mese e deve mantenere una famiglia. La Serie D tra l’altro non ti permette di svolgere un altro mestiere, in quanto gli allenamenti sono identici alle categorie professionistiche. La cosa che ci fa più male è vedere che a breve riapriranno anche i campetti e si potrà giocare a calcetto, la differenza tra una partita di Serie D ed una partita tra amici è inesistente perchè si verrebbe comunque a stretto contatto. Questo ci ha lasciati senza parole. Se non ci fossero state tali contraddizioni ci saremmo rassegnati a questa situazione ma in questa maniera è quasi una presa in giro. E’ chiaro che la maggior parte delle società hanno dei vantaggi in questo blocco dei campionati perchè le squadre che avevano già raggiunto la salvezza hanno potuto risparmiare tre mesi di stipendi, quelle in testa sapevano già di andare in Serie C e magari anche le squadre in griglia playoff non hanno mai avuto il reale interesse di ricominciare in quanto sappiamo che gli spareggi non servono a niente. E’ logico che la quasi totalità delle squadre abbia pressato verso la chiusura anticipata, penalizzando i calciatori ma anche le squadre che non hanno potuto lottare per il proprio obiettivo”.
PAGNI – “Non lo conosco personalmente ma so quello che ha fatto nel mondo del calcio e le vittorie che ha conquistato parlano da sole. Penso che sia un nome importantissimo per Taranto ma non so quanto siano solide le basi, un incontro può voler dire tante cose. Mi auguro che possa arrivare perchè se si punta su un direttore del genere penso sia ovvio che si vorrà fare qualcosa di importante”.
PERMANENZA – “Sono sei anni che mi chiedono se mi faccia piacere restare a Taranto ed io rispondo sempre nello stesso modo. E’ dal mio primo anno che mi sento legato a questa città perchè mi ha dato tantissimo, la volontà di restare c’è sempre perchè ormai riportare il Taranto in C è diventata una questione di principio. Per venire a Taranto ho rinunciato ad offerte più importanti ed anche per la prossima stagione ho il mio mercato ma la volontà è quella di rimanere e non di certo per convenienza mia o della società. A Taranto il primo anno guadagnavo la stessa somma del secondo, dopo aver fatto ventisette gol e non ho mai preteso cifre astronomiche”.
CONTESTAZIONE – “Parlo con il cuore e con estrema sincerità: se dovesse arrivare una mia riconferma ma non sarò messo nelle condizioni di esprimermi al meglio me ne andrò perchè altrimenti farei il male del Taranto ma anche mio. La mia scelta è scontata e l’ho detta prima, se la società vorrà puntare ancora su di me ma la tifoseria non sarà di questa opinione e lo dimostrerà contestandomi o in altre maniere, andrò via. Sicuramente il rispetto della piazza va meritato, ma partire prevenuti perchè la scorsa stagione è andata male non mi permetterebbe di giocare come so e si troverà un’altra soluzione, lasciando il posto a qualcun’altro”.
ENTUSIASMO INIZIALE – “Quando c’è tanto entusiasmo tutto viene più facile. Ricordo bene il giorno della presentazione in cui fui atteso da tanti giornalisti e tanti tifosi contenti del mio ritorno. Penso che sia l’unico ricordo bello dell’annata. La stagione purtroppo sappiamo tutti com’è andata ed il giudizio si è ribaltato. Bisogna anche avere rispetto per la volontà della tifoseria, la gente si può stufare ed è un dato di fatto da accettare”.
RAPPORTO CON LA STAMPA – “E’ capitato spesso in passato che anche dopo una partita difficile almeno un calciatore andasse in sala stampa a parlare. Quest’anno purtroppo c’è stata una confusione generale e sono state tirate fuori notizie sbagliate: quando uno spogliatoio viene attaccato il rapporto di fiducia con la stampa viene a mancare. Io leggo poco perchè a Taranto è meglio fare così, però so che quest’anno sono state scritte notizie false ed interviste travisate. Il silenzio stampa è arrivato di conseguenza. Quando ci sono voci false di calciomercato non dev’essere il calciatore direttamente interessato a smentirla, ma qualcun’altro. E’ mancata la voce di qualcuno a negare queste notizie sbagliate, anche perchè per assurdo mi sarei trovato a smentire notizie che in realtà erano veritiere e magari ancora non si erano concretizzate. Sono mancate le smentite al momento giusto”.
RAPPORTO CON D’AGOSTINO – “Io ho la mia personalità e lui la sua. Personalmente andavo avanti per la mia strada e posso dire che non c’è mai stato uno scontro tra noi. A volte si fanno azioni per non scombussolare lo spogliatoio e se ci sono rami marci vanno tagliati, altrimenti finisce per rovinare tutta la pianta. Il ramo ad un certo punto della stagione era anche guarito ma poi è stato aggiunto altro veleno e la pianta ha iniziato a marcire. Inizialmente si era giunti ad una soluzione per compattare lo spogliatoio ma dopo un po’ sono ripartiti i “giochetti”. Lo spogliatoio è sacro e non si deve parlare alle spalle degli altri all’esterno, altrimenti va a finire come quest’anno in cui ad un certo punto non si è capito più niente. Se un giocatore da inizio novembre legge di dover andar via è normale che giochi con una mentalità sbagliata e senza voglia. Io in primis se so di dovermi cercare un’altra squadra cerco di essere prudente e di dare qualcosa in meno, anche per evitare infortuni. In una situazione normale ad inizio mercato viene comunicato ai giocatori interessati la possibilità di andar via e solo dopo averli venduti si parla con la stampa. Leggevo sui giornali tante cose private che nello spogliatoio non uscivano, non deve esistere una situazione del genere. Succede ovunque ed in tanti spogliatoi ma è dannoso per la squadra”.
CALCIOMERCATO – “Nella seconda parte della stagione la qualità è rimasta, ma la rosa era troppo corta. Siamo usciti indeboliti dal mercato. Quando si destabilizza uno spogliatoio non è facile e le notizie poi si sono rivelate false perchè per esempio io, Matute o Allegrini, che eravamo dati per partenti, siamo regolarmente rimasti come tanti altri”.
I MISTER – “Il mister Ragno ha fatto la squadra più forte degli ultimi anni per la categoria. Penso che questa squadra è pari solo a quella del mio primo anno a Taranto. Sono state fatte scelte ponderate ma spesso quando una squadra non si riesce a confermare sul campo, la colpa viene data all’allenatore. Penso però che quando si cambia un allenatore, il sostituto deve far collimare le proprie idee tattiche con la rosa a disposizione altrimenti si creano problemi. E’ successo proprio questo, con Panarelli che è stato costretto a mettere fuori ruolo tanti giocatori. Quando si sfruttano diversamente le caratteristiche dei giocatori è una scommessa: se da Genchi in un ruolo ci si poteva aspettare il massimo, in un altro si è trovato ad esprimersi al cinquanta percento”.
FUORI ROSA PER 24 ORE – “Il presidente capì male una mia affermazione, interpretandola in maniera fortemente diversa rispetto a quello che in realtà dissi. A dire il vero non fui mai messo fuori rosa perchè era già in programma un incontro chiarificatore che non durò neanche un quarto d’ora, fu un semplice fraintendimento”.