Le interviste del Centenario. Puntata 8 – U.S. Bitonto Calcio

Le interviste del Centenario. Puntata 8 – U.S. Bitonto Calcio

Ti ricordi… Franco Chimenti?

Dodici mesi, dodici uscite dedicate ai grandi protagonisti della storia calcistica neroverde, il più che meritato e doveroso tributo ad alcuni degli attori indimenticabili che hanno scaldato le domeniche pallonare dei bitontini nell’ultimo cinquantennio, facendoci esultare per un gol, una parata, una giocata in mezzo al campo, un intervento difensivo o semplicemente perché hanno indossato la Nostra maglia davvero con lo spirito dell’indomito Leoncello

Le interviste del Centenario sarà la rubrica che vi terrà compagnia nel corso di questo 2021 che coincide con il compleanno secolare del Bitonto Calcio, cento anni attraversati da gioie, dolori, speranze, delusioni, vittorie esaltanti e cadute dolorosissime. Momenti caratterizzati, sempre e comunque, nel bene o nel male, da un comune denominatore: la passione sportiva di una città che non ha mai smesso di lottare e rialzarsi.

Ottava uscita dedicata a colui che di recente è stato eletto “Pallone d’Oro Neroverde del Secolo”: Francesco Chimenti. I racconti dei tifosi bitontini che hanno avuto la fortuna di vedere in azione Franco (come lo chiamano tutti, dalle nostre parti) si muovono romanticamente fra storia ed epica; fra giocate spettacolari assolutamente reali, valanghe di gol certificati segnati con prepotente classe ed episodi rasenti la mitologia, legati a traverse rotte con la sola imposizione del suo mortifero tiro leggendario o a tornei estivi dominati sotto le insegne dei bar cittadini che facevano carte false pur di assicurarsi le prestazioni dell’inarrivabile cannoniere barese. In sole due stagioni in forza al Leoncello, al tramonto degli anni ’60, Chimenti ha realizzato in media più di un gol ogni due partite, vinto un campionato e, soprattutto, lasciato un ricordo indelebile nelle menti dei calciofili di Bitonto. Un legame, quello tra il giocatore neroverde più amato del secolo e la nostra città, che è stato meravigliosamente tramandato di generazione in generazione, continuando a far battere i cuori leonini dei tifosi…

Ciao Franco. Come mai, secondo te, gli sportivi bitontini sono ancora così tanto legati al tuo nome, nonostante siano passati più di cinquant’anni dalla tua esperienza calcistica in maglia neroverde?

“Molto probabilmente i tifosi più giovani e quelli meno giovani mi avranno conosciuto o continuato a seguire per quello che ho fatto dopo l’esperienza bitontina con altre squadre, in primis con la Sambenedettese dove ho vinto un campionato di Serie C e giocato in Serie B ininterrottamente fino ai 35 anni. A Bitonto, ho avuto la fortuna di giocare in una squadra fortissima, con cui abbiamo vinto il campionato di Prima Categoria Pugliese (corrispondente all’attuale Eccellenza, ndr) al primo colpo, segnando personalmente tanti gol… L’anno dopo in Quarta Serie, secondo me, potevamo tranquillamente primeggiare di nuovo, anche perché avevamo in squadra gente come Pinuccio De Michele e Mario Licinio che sono stati i veri artefici del Bitonto di quegli anni”.

Il 1° luglio 2021 hai ritirato personalmente, al “Città degli Ulivi”, il Pallone d’Oro dedicato al calciatore neroverde del secolo. Raccontaci sensazioni, emozioni, pensieri di una serata che difficilmente dimenticherai.

“Per quanto riguarda la serata di premiazioni legata al Centenario del calcio bitontino, in tutta sincerità non pensavo assolutamente di vincere il Pallone d’Oro, anche perché ho giocato solo due stagioni in maglia neroverde. Il 1° luglio mi scappavano le lacrime allo stadio, sono sincero, ma non tanto per aver vinto il premio in sé, piuttosto perché speravo di rivedere molti più vecchi compagni che con me hanno gioito durante quei due campionati a Bitonto. Avrei voluto ad esempio riabbracciare con piacere Cormio, Carlucci, Di Mundo, Sgherza e tanti atri…”.

A proposito della serata organizzata ad hoc per la Top-11 del Centenario, sappiamo di un “post” a tavola tra vecchie glorie…

“Sì, c’è stata una bella cena dopo la premiazione. Eravamo in sei ex calciatori del Bitonto, precisamente io, Perrini, Biggi, Sblendorio, Suriano, Rubini e, oltre ad avere mangiato bene, abbiamo avuto modo di parlare tanto e ricordare il nostro passato in forza al Bitonto Calcio. È stata una giornata davvero indimenticabile per me, sono anche rimasto la notte del 1° luglio a Bitonto, non era proprio il caso di ripartire subito per San Benedetto del Tronto, dove tutt’ora vivo”.

Che città hai trovato? Mancavi da un po’ a Bitonto, dicci cosa ti ha colpito, rivedendola dopo anni.

“Sono arrivato a Bitonto il pomeriggio del 1° luglio e ci siamo piacevolmente intrattenuti in pieno centro per un aperitivo io, Perrini, Suriano e Sblendorio. Molte persone che passavano di lì ci salutavano ed ho notato, andando a piedi verso il ‘Città degli Ulivi’, una città per così dire più emancipata rispetto ai miei tempi, nel senso che il paesone di fine anni ’60 era diventato un centro abitato più vivo, più bello, con tantissime persone e giovanissimi in giro che passeggiavano sorridenti per le strade principali. Questo mi ha fatto capire che Bitonto è cresciuta tantissimo rispetto a più di cinquant’anni fa e ne sono rimasto molto colpito, in positivo”.

Com’è avvenuto il tuo approdo calcistico in neroverde?

“La mia prima stagione a Bitonto è stata quella del 1967-1968, in quel periodo lavoravo alle ‘Officine Calabrese’ dove avevo parecchi bitontini fra i colleghi, tra questi anche qualche capo-officina e un po’ tutti iniziarono a propormi di giocare nella squadra della loro città. Ricordo che si attivò il Sindaco in persona per farmi ottenere i permessi per gli allenamenti… Ogni partita che vincevamo, mi venivano regalate diecimila lire! Bitonto era un grande paese già allora, con una buona tradizione calcistica, infatti già in Prima Categoria i tifosi ci seguivano in ogni trasferta, mentre in casa nostra, quella che qualcuno ha poi chiamato la ‘Fossa dei Leoncelli’, erano davvero poche le squadre che venivano a prendersi la posta piena, soprattutto perché avevamo una squadra ben collaudata, un tifo molto caldo e un campo in terra battuta sul quale noi ci trovavamo a meraviglia”.

Un aneddoto neroverde in particolare che merita di essere raccontato a beneficio dei più giovani?

“Di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero tanti, ma forse il più incredibile di tutti che io ricordi è quello legato ad una gara di Coppa Italia Dilettanti contro la Bagnarese, in Calabria. Si trattava del match di ritorno, all’andata avevamo vinto nettamente in casa, ma lì ci fecero capire in ogni modo che se avessimo voluto tornare a casa sani e salvi avremmo dovuto perdere con uno scarto maggiore ed essere eliminati. Così fu, ma che spaventi vivemmo in Calabria quel giorno!”.

Ma è vero che a Noci buttasti giù la traversa della porta avversaria con uno dei tuoi proverbiali tiri al fulmicotone?

“No dai, non esageriamo! Calciavo molto forte, quello sì, ma quella volta a Noci fu un giocatore avversario ad aggrapparsi alla traversa e a spezzarla in due. La partita venne sospesa e rinviata”. Mito sfatato, peccato…

I calciofili bitontini più in là con gli anni sono soliti narrare con emozione – e un pizzico di legittima esaltazione – di un “torneo dei bar” dagli altissimi valori tecnici e temperamentali, che si svolgeva in paese nel periodo in cui non si giocavano i campionati. Cosa puoi narrarci in merito?

“Beh, guarda, per quanto riguarda i tornei estivi di cui tu parli, posso solo dirti che non c’era pane per nessuno… Perché dalla bolgia che si creava allo stadio per quella competizione molto sentita in paese e dal notevole livello qualitativo, usciva vincitore sempre il sottoscritto assieme ai suoi fantastici compagni di squadra…”.

Concludiamo la nostra chiacchierata con un tuo parere sulla Bitonto calcistica che hai ritrovato. Che idea ti sei fatto?

“Per quanto riguarda l’attuale società, non posso giudicare con cognizione di causa, però posso dire che avendo mio nipote (Michele Schirone, ndr) con un passato recente nell’Omnia Bitonto, ho sempre sentito parlar bene di un Presidente e di uno Staff societario pronti per passare nel professionismo. Ho sofferto per la mancata promozione in Serie C che il Bitonto meritava già due anni fa, continuando a seguire le vicende calcistiche neroverdi. Sono tuttavia pienamente convinto che il Presidente Rossiello, che ho chiamato il giorno successivo alla premiazione per ringraziarlo e complimentarmi per l’organizzazione della cerimonia, farà di tutto per riportare il Bitonto in Serie C, perché è una città ormai matura per certi palcoscenici sportivi e merita il definitivo salto nel professionismo. Faccio i miei sinceri saluti, augurando sempre il meglio, a tutta la città, al Presidente, ai suoi collaboratori e ai giocatori del Bitonto Calcio, ricordando loro che sono sempre obbligati a dare tutto con impegno e serietà per questa gloriosa maglia, perché noi siamo i Leoncelli!”.

Redazione

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