ESCLUSIVA – Borghese: “Bari vive di calcio come Napoli o Roma. Grazie a tutti per le emozioni uniche. E su Scavone…”

ESCLUSIVA – Borghese: “Bari vive di calcio come Napoli o Roma. Grazie a tutti per le emozioni uniche. E su Scavone…”

Estate 2011: Il Bari, appena retrocesso dopo una disastrosa stagione, riparte dalla Serie B. La stanca e contestata presidenza Matarrese affida la squadra alla confermata guida del Ds Angelozzi che sceglie Vincenzo Torrente per la panchina. Il mercato, povero economicamente, si basa su diversi elementi ex Gubbio con cui Torrente ci ha appena vinto la Serie C. Tra questi vi è un roccioso difensore che sfiora i due metri e ha il vizio del gol. Un giocatore che, ben presto, con il suo 55 sulle spalle conquisterà l’affetto dei tifosi per la sua grinta e il suo impegno a guidare la difesa biancorossa.

Stiamo parlando, chiaramente, di Martino Borghese, difensore classe 1987 nativo di Basilea in Svizzera. Per lui 46 presenze in biancorosso condite da 4 reti nelle stagioni 2011/2012 e la prima parte della stagione 2012/2013. Dopo l’addio ai biancorossi, ecco un girovagare per l’Italia centro-settentrionale con le maglie di Pro Vercelli, Spezia, Lugano in Svizzera, Varese, Livorno e Como. Dopo l’esperienza con i lariani, ecco il trasferimento in Serie D tra le fila del Seregno con cui vince un campionato da protagonista e dove attualmente gioca, con i gradi da capitano, nel girone A di Serie C.

In esclusiva ai microfoni di calciowebpuglia, abbiamo ascoltato proprio Borghese per parlare della Serie C analizzando il girone A con ovviamente un occhio di riguardo sulla sua esperienza in biancorosso e sull’attualità con un suo vecchio compagno impegnato nella cavalcata alla B agli ordini di Mignani.

Martino Borghese buonasera da calciowebpuglia. Dopo l’esperienza al Bari e un lungo giro ti ritroviamo al Seregno nel girone A di Serie C. Come procede l’avventura in terra lombarda?

Sono arrivato a Seregno due anni fa quando Davide Erba, un imprenditore importante della Brianza ha deciso di prendere la squadra. Siamo una squadra giovane, onesta con un progetto importante di andare in B in tre anni. Sono davvero contento di essere qua, faccio il lavoro più bello del mondo in un ambiente dove trattano i giocatori come persone piuttosto che come bestie.

Seregno, che come detto, milita nel girone A. Un girone che noi conosciamo poco se non per il Padova dell’ex biancorosso Sean Sogliano e quel FeralpiSalò che ci ha eliminato lo scorso anno ai playoff. Ad inizio anno dicono sempre che il girone C sia quello più duro, più competitivo ma alla fine dei conti spesso salgono squadre del girone A e B. Come ti spieghi questa cosa?

Sono d’accordo che il girone C sia quello più difficile, ho avuto modo di fare i playoff con il Livorno a Francavilla. Dico che, magari, le squadre del girone A e B arrivano più fresche visto il campionato più “facile” e spendono meno energie fisiche e mentali. Inoltre alcune squadre hanno poco da perdere a differenza di una squadra come il Bari dove si vive il calcio come a Napoli o Roma come tifoseria.

E qua veniamo alla tua esperienza in biancorosso. Che ricordo hai di quell’anno e mezzo con il galletto sul petto?

Sono arrivato a Bari da ragazzino facendo errori di scelte e di atteggiamento ma ho dato sempre la vita ed il cuore perchè è una città che mi è rimasta dentro. E’ una città che mi ha fatto sentire calciatore vero e mi ha realizzato il sogno che avevo da piccolino. Per farti capire, quando si andava in pizzeria dopo la partita e si trovava la fila per fare le foto con me. Un ricordo che mi porto dietro e che ti fa sentire un giocatore. A Bari sono stato bene, ci torno sempre e volentieri e ogni anno mi faccio 2-3 giorni in città. Spero anch’io di aver lasciato un buon ricordo e che magari anche l’ 1% dei tifosi si ricordi bene di me.

A proposito di quella squadra, andando a spulciare gli almanacchi, c’era quel Manuel Scavone che ad oggi è una delle pedine fondamentali del Bari a caccia del ritorno in B. Che effetto ti fa rivederlo in maglia biancorossa?

Si, Manuel era mio compagno di stanza in ritiro. E’ un grande, ragazzo favoloso che da l’anima ed è professionale al massimo. Grande come uomo e come giocatore. Sono contento che è lì e di tutti i calciatori che sono passati nella mia carriera è quello che mi ha colpito di più dal lato umano ed è molto legato al Bari.

Seppur a quasi 1000 km di distanza il Bari lo segui ancora?

Certo, quando posso guardo sempre le partite ed i risultati. Non vedo l’ora che…è meglio non dire quella frase perchè sarà un divertimento per tutti. E’ l’anno buono? Non dico nulla per scaramanzia in quanto, se lo dici, succede la cosa opposta (ride).

Nella tua, pur breve, esperienza in biancorosso hai conquistato molti tifosi che tuttora ti ricordano con stima e affetto. Un saluto speciale di Martino Borghese ai tifosi della Bari?

Un grosso saluto e grazie per tutte le emozioni che mi hanno fatto passare. E’ l’unica piazza dove mi sono sentito un giocatore vero apprezzato da tanta gente. E’ qualcosa che rimane, grazie a tutti.

Domanda di chiusura sul futuro di Martino Borghese. A giugno hai compiuto 34 anni…hai già fatto qualche pensierino per quando appenderai i famosi scarpini al chiodo?

Al momento sono concentrato qui al Seregno e farò di tutto per rimanerci fino a fine carriera. Dopo, sicuramente non l’allenatore ma mi piacerebbe rimanere nel calcio in altri ruoli. L’allenatore troppo difficile…deve avere a che fare con quaranta teste tutte diverse l’una dall’altra.

Antonio Genchi

Antonio Genchi

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