Sperando si metta fine a tutte le polemiche. Massima solidarietà a Curci e piena condivisione dello sdegno dei tifosi del Foggia nel vedersi accostare ad un fatto fuori dalla sfera calcistica. Gli ultras non sparano.
Tante parole spese, forse anche inutilmente. Spesso con un secondo fine, magari quello di dividere due tifoserie che non si amano, certo, ma che finora si sono rispettate. O due società che lottano per un unico obiettivo e, allo stesso tempo, portano avanti l’orgoglio della terra pugliese nel campionato di Lega Pro. Tante parole, infatti, forse anche troppe.
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Impossibile non pensare al fatto di cronaca in cui il vicepresidente del Foggia Calcio, Massimo Curci, è rimasto vittima nelle ore notturne di lunedì scorso. Colpi di fucile all’esterno della sua abitazione, dopo che i banditi avevano atteso lo stesso Curci in auto all’esterno della villa a Carapelle. A lui la piena solidarietà di tutta la redazione di calciowebpuglia.it.
Ma come accostare il tutto al Foggia Calcio e alle vicende sportive?
Alcuni si sono “impegnati” a farlo, prendendo in considerazione le frasi di Curci al termine della partita del Foggia, persa malamente a Taranto 2-0. Il vicepresidente aveva esternato tutto il proprio dispiacere nei confronti della squadra per il modo in cui era maturata la sconfitta. Duramente.
Trovare un legame tra le dichiarazioni di Curci e il fatto di cronaca, porta davvero a “voli” inimmaginabili, almeno prendendo come esame le dinamiche passate. Mai c’è stato, nella storia del calcio foggiano, un episodio del genere, prima ancora di prendere in esame altri dettagli.
Dettagli che, gioco-forza, devono essere analizzati, perché riguardo il mondo degli ultras foggiani spesso qualcuno ha “navigato” al largo oltre misura, approfittando del silenzio degli stessi nei confronti delle testate giornalistiche, locali e non, all’indomani di fatti che ne hanno gravemente compromesso la posizione. Ai tifosi organizzati non interessa il Daspo, non interessano le diffide e gli obblighi di firma, non c’è bisogno di discolparsi da nulla, semplicemente perché nel computo totale della “battaglia al sistema”, come spesso chiamano questa rivalità con lo Stato e le Forze dell’Ordine, tutte le restrizioni sono messe in preventivo. Fanno parte del gioco – mentalità ultras che nessuno, se non ben addentrato, può capire. Che sia condivisibile o meno, ripeto, è difficile da capire e da accettare.
Gli ultras non sparano, però, di questo mi prendo la responsabilità personalmente, perché non è nel loro stile.
Allora perché accostare il fatto di cronaca a dinamiche calcistiche. Ci va piano il presidente di Lega Pro, Gravina, che non “abbinerebbe l’episodio alle dichiarazioni”, mentre anche qualche testata nazionale, come ad esempio l’emittente radiofonica RTL – 102,5 ha dapprima raccontato il fatto con un possibile collegamento, salvo poi smentire tutto, tramite le parole di giornalisti di alta caratura, durante la diretta di Real Madrid-Napoli. In sostanza ha corretto il tutto scusandosi con i tifosi foggiani per l’accostamento, non dovuto ad una propria idea, ma al “corri corri” delle voci successive al fatto.
Qualcuno, invece, si è divertito a sparare a zero sulla tifoseria, organizzata e non, sui foggiani, sulla città e sul proprio sviluppo, che poco hanno a che fare con il fatto in se. Così come era successo con altri siti o testate all’indomani dell’invasione di campo nella gara contro il Pisa, per la finale playoff dello scorso anno, colpevolizzando tutti, per via di pochi facinorosi. Il tempo, passato e futuro, è sempre galantuomo e tutto torna. Vetri di macchine rotte con dirigenti avversari all’interno per chi parlava ieri, ma soprattutto (tornando al passato – per chi parla oggi) invasioni di campo, macchine della Polizia distrutte, balaustre dello stesso stadio in frantumi, seggiolini lanciati in campo, steward (concittadini) presi a calci e pugni nel tentativo di entrare negli spogliatoi e fare “giustizia” per la mancata promozione in B. Il tutto al triplice fischio di una finale playoff persa nel 2013. Non tanti anni fa, nel 2013, difficile che si possa esser già dimenticato tutto questo. Faccio solo per ricordarlo a qualcuno, non per giudicare nessuno, non è nel mio stile.
Allora, torno a chiedere, perché colpevolizzare la tifoseria foggiana per un fatto che, nelle prime ricostruzioni degli inquirenti, assomiglia ad uno dei tantissimi eventi criminosi che attanagliano la nostra terra? I tifosi non sparano, ma soprattutto la dinamica emersa dai racconti dei protagonisti non lascia dubbi sulle intenzioni di chi lo ha fatto. Tutt’altro che sportive.
E poi, perché avrebbero dovuto fare una cosa del genere, dopo quelle dichiarazioni, se almeno il 90 per cento dei supporters rossoneri era pienamente d’accordo con lo stato d’animo ferito di Curci, all’indomani del derby di Taranto. Dagli ultras a quelli che leggono soltanto le cronache rossonere dai giornali il lunedì al bar.
Il giornalista non dovrebbe fermarsi alle apparenze, ma per raccontare il fatto dovrebbe cercare di andare oltre, provando in tutti i modi a non offendere nessuno. Ma vedo che la corsa spasmodica al “like”, non solo quello di Facebook, ha cambiato del tutto le carte in tavola.
Fabio Lattuchella
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