Il Santo Padre dedica ai Dilettanti il messaggio più bello del discorso rivolto in udienza alle nazionali di calcio italiana ed argentina lo scorso 13 agosto.
“Insieme all’unanime coro di apprezzamenti per la speciale accoglienza riservata da Papa Francesco alle nazionali italiana ed argentina lo scorso 13 agosto, giungano al Santo Padre i più sentiti ringraziamenti, mio personale e quello di tutta la grande famiglia del calcio dilettantistico italiano, per aver posto l’accento sullo spirito e sui valori che sono fondamenta della nostra attività, fatta di passione e volontariato”, questo il commento di Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, al termine del discorso del Sommo Pontefice enunciato durante l’udienza in Vaticano alla vigilia della sfida amichevole tra gli azzurri ed i sudamericani. “Le sue parole così cariche di significato – ha concluso Tavecchio – sono risuonate quasi impreviste, richiamando gli uomini, prima ancora che gli atleti ed i dirigenti presenti, al vero significato sociale ed educativo del fare sport, calcio in particolare; senza nascondere l’emozione che ha contraddistinto questa visita, non ci rimane che testimoniare sempre con lo stesso entusiasmo la nostra vocazione, convinti che la LND, con le sue 15 mila associate e gli oltre 1 milione e 300 mila tesserati, rappresenti la base del calcio italiano e per questo anche il suo prezioso futuro”.
Di seguito si riporta il testo integrale del discorso pronunciato da Papa Francesco durante l’udienza in Vaticano dello scorso martedì 13 agosto 2013:
Cari amici,
vi ringrazio di questa visita, in occasione della partita amichevole tra le Squadre Nazionali di calcio di Italia e Argentina. Sarà un po’ difficile per me fare il tifo, ma per fortuna è un’amichevole… e che sia veramente così, mi raccomando!
Ringrazio i dirigenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio e quelli della Federazione Argentina. Saluto gli atleti delle due Squadre Nazionali.
Voi, cari giocatori, siete molto popolari: la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori. Questa è una responsabilità sociale! Mi spiego: nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra. Forse queste tre cose: bellezza, gratuità, cameratismo si trovano riassunte in un termine sportivo che non si deve mai abbandonare: “dilettante”. E’ vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e dev’essere così, ma questa dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere “dilettante”. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di “dilettante”, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza.
E questo vi porta a pensare che, prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità.
A voi dirigenti, vorrei dare un incoraggiamento per il vostro lavoro. Lo sport è importante, ma deve essere vero sport! Il calcio, come alcune altre discipline, è diventato un grande business! Lavorate perché non perda il carattere sportivo. Anche voi promuovete questo atteggiamento di “dilettanti” che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti.
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