Sono passate da poco le cinque del pomeriggio di domenica 19 Marzo quando io ed i miei compagni di viaggio Giuseppe e Roberto ci incamminiamo lungo viale Ofanto in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Il pranzo lo abbiamo saltato: niente panini o robe del genere. Così, mentre superiamo via Guido Dorso ed imbocchiamo Viale degli Aviatori, man mano che ci avviciniamo al posto prescelto per mangiare qualcosina, la fame aumenta.
Mi giro a destra, guardo il sole tramontare. Il cielo è limpido. Penso e dico a me stesso che è proprio un bella giornata. Probabilmente se quella di ieri fosse stata una qualsiasi domenica primaverile, non so se avrei fatto caso al tramonto. In realtà quello di ieri era ben diverso, perché con la sua serenità simbolicamente chiudeva una settimana piena di attesa, di tensione, di fermento per quel derby, per quel Foggia-Lecce che da tempo aspettavamo. Così in quel lento cammino post-partita accanto a noi vedo tanta gente soddisfatta che, nella tranquillità più assoluta, commenta la grande vittoria del Foggia. Dopo aver mangiato ci infiliamo in auto, in direzione Poggio Imperiale, luogo da cui siamo partiti. Nel tragitto riavvolgo ilnastro di questa giornata e di questa partita che, comunque andrà a finire questo campionato,ha rappresentato un’incredibile giornata di sport, da ricordare.
Ho pensato che questa domenica è stata un contenitore misto di emozioni e sensazioni diverse, che solo chi ha a cuore le sorti del Foggia può capire. In settimana abbiamo osservato la corsa frenetica ai biglietti, abbiamo apprezzato la Foggia-mania esplosa fin da martedì con la messa in vendita on-line dei tagliandi. Ilsold-out presto raggiunto ha contribuito ad accrescere la tensione. Foggia aveva risposto presente all’appuntamento contro la seconda in classifica. Era necessario che la squadra rispondesse a sua volta con una grande prestazione. E così è stato.
Sono le 8 di mattina quando Giuseppe mi scrive un messaggio chiedendomi: “Hai dormito?”. Allude alla sua tradizionale tensione pre-partita. Mi strappa una risata. Gli faccio gli auguri di buon onomastico, poi rifletto e penso: potrebbe essere il protagonista perfetto dell’inno dei Satanelli, quando recita “Maledetta insonnia prima di ogni partita”. Insieme decidiamo di partire alle 11.30, senza optare per il pranzo, perché c’è da fare una fila in Tribuna Ovest inferiore (settore che scaramanticamente- dato che ha spesso portato bene- abbiamo scelto da tempo per seguire le partite del Foggia). Nel viaggio c’è un sole incredibile. Altro che primavera, sembra quasi giugno. Dopo aver parcheggiato, di corsa ci rechiamo all’ingresso. C’è tanta gente a fare la fila in Curva Sud al pre-filtraggio. In viale Ofanto, nel nostro settore, la fila è più scorrevole. Entriamo ad un’ora e mezza della gara. Ci accoglie un addetto che ci fornisce un volantino con il testo dell’Inno del Foggia, da cantare insieme. Gli rispondiamo che non ne avevamo bisogno. Lo conosciamo. Poi prendiamo posto. Ci accomodiamo a pochi passi dalla panchina avversaria. Giuseppe mi fa notare che è lo stesso posto di Foggia-Pisa e di quella brutta giornata. Per chi è scaramantico sarebbe stato un brutto presagio.
No, non poteva andare come quella volta. L’aria è diversa. Elettrica, ma diversa. La posta in gioco era alta, sportivamente parlando: una mini-fuga con vista promozione. Quel che balza subito ai nostri occhi è la cornice di pubblico: tutti i settori erano già pieni. Lo stadio avrebbe spinto la squadra, e questo era già un buon punto di partenza. Foggia e Lecce entrano in campo per il sopralluogo. Le prime scintille tra i giocatori ci sono fin da subito: del motivo e di come siano andate le cose lasciamo parlare ai giornalisti. Ci guardiamo negli occhi e pensiamo che sarebbero stati 90 minuti caldissimi quelli che di lì a poco stavano per iniziare. Da casa degli amici mi scrivono. Vogliono sapere atmosfera, ricevere come sempre qualche foto, leggere la formazione. Il momento della discesa in campo dei giocatori sembra non arrivare mai. Poi finalmente il riscaldamento. Notiamo i titolari: Guarna in porta; Loiacono, Coletti, Martinelli e Rubin in difesa; Agazzi, Vacca e Deli a Centrocampo. In attacco vediamo Mazzeo e Di Piazza, poi Chiricò. Non vediamo Sarno. “Dov’è Sarno?”, mi chiedono. Sarà in panchina? Poi arriva l’sms di conferma da casa, con le formazioni ufficiali. Chiricò ha vinto il ballottaggio con Vincenzino. Mentre la squadra si riscalda racconto ai miei amici dei complimenti che ho fatto sul gruppo Facebook “Forza Foggia!” a Tommaso Coletti, in occasione del suo rinnovo di contratto. Dico loro: “Vedrete, oggi segna”. Con un po’ di scetticismo mi guardano come per dire “Ma come ti viene in mente? Perché proprio lui?”. Prima della gara c’è il tempo di ammirare lo spettacolo di colori delle curve, sia locali che ospiti. Dopo aver cantato tutti insieme l’inno della nostra squadra, inizia la partita. Le prime due occasioni sono proprio due punizioni per il Coletti: una finisce di poco fuori, l’altra deviata in calcio d’angolo. E’ un Foggia pimpante, che surclassa gli avversari sulla corsa e sulla qualità. Il risultato sono le tante occasioni da gol. Poco dopo Mazzeo la sblocca. Lo Zaccheria impazzisce di gioia. Poi succede quello che avevo sperato e pronosticato: Coletti inventa un gol incredibile da una distanza siderale. La squadra corre ad abbracciarlo. Mi giro e dico a i miei amici: “Ve l’avevo detto!”, non con aria di presunzione, ma con la soddisfazione di chi credeva che Tommaso un gol lo meritava. Nel girarmi però vedo uno dei due miei amici quasi commosso. Non gli chiedo se avessi visto bene, se erano vere lacrime. Credo che abbia scaricato così la tensione, come per dire: “oggi è andata bene”. A fine primo tempo c’è giusto il tempo di commentare quello che è stata la prima frazione di gioco, anche con chi non è potuto esserci, che già si ricomincia. Francesco Deli chiude la contesa con un’azione personale. E’ il 3 a 0. Di lì in poi è solo accademia. I cambi ed il resto delle azioni fanno da cornice ad una giornata perfetta ed ad una piazza che, a detta di tutti i media, è da Serie A. Quando arriva il triplice fischio aspettiamo il passaggio della squadra per gli applausi ed i cori. Anche per Stroppa, perché sono meritati.
Soddisfatti ci incamminiamo verso l’uscita. Sentiamo i commenti della gente, guardiamo gli altri risultati. In questo momento quella tensione sportiva che c’era stata durante la settimana si stempera. La partita è finita.
Così mentre concludo ai miei occhi il flashback di questa interminabile, ma grandissima giornata, mi accorgo che sono arrivato a Poggio Imperiale. Accompagno i miei amici a casa e metto la macchina in garage. E’ buio e penso che tra poche ore anche questa giornata sarà conclusa. Così torno sulla Terra, dopo le emozioni della partita. La sera ed il buio mi fanno pensare che tutto volge al termine. Anche una domenica come quella di ieri, bella da non volerla lasciare. La cinica riflessione mi porta a pensare che il Lecce è ormai già passato. La prossima settimana e la partita con il Catania è alle porte. E’ il momento di resettare tutto. Serve recuperare forza e concentrazione, stemperare l’eccessiva euforia in vista della prossima gara. Nulla di definitivo è compiuto. Occorre subito ripartire, per poter raggiungere un traguardo che questa città merita, che manca da troppo tempo e per poter continuare a respirare aria di vittoria. Esattamente come ieri.
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