Nardò retrocesso senza un perchè

Nardò retrocesso senza un perchè

La Lega Nazionale Dilettanti presieduta da Cosimo Sibilia ha formulato la richiesta di retrocessione d’ufficio di 36 squadre della serie D, tra cui il Nardò, per far posto a 28 squadre vincenti i campionati d’Eccellenza.
Bastano già questi numeri per sottolineare l’insensatezza di una scelta simile.
Squadre come il Nardò e il Grumentum che a classifica cristallizzata avevano tutto il diritto di giocarsi i play out, si vedono scaraventati fuori dal campionato per far posto a 8 squadre fantomatiche dell’Eccellenza che dovrebbero essere ripescate senza giocarsi i play off o la Coppa Italia.
Il Nardò come le altre società estromesse, in attesa di ratifica definitiva della FIGC il 1 giugno, subisce una delle peggiori ingiustizie della sua quasi secolare storia. Paga la colpa di un blocco del campionato causato dalla pandemia. E nient’altro.
Un’applicazione di cinismo burocratico tale da estromettere persino squadre come l’Inveruno, il Milano City e il Crema, società dell’epicentro pandemico, i cui giocatori e dirigenti hanno subito lutti  e malattie di parenti e conoscenti.
Stiamo parlando non solo di un’infelice e scriteriata decisione sportiva ma soprattutto di un’offesa alla dignità umana in tempi di necessaria solidarietà sociale ed istituzionale.
In questo contesto parlare di regolamenti ci sembra riduttivo. Dire che il Nardò non era in zona retrocessione, non era staccato da quartultima e sestultima di 8 o più punti ma che ha visto impedita la sua corsa salvezza dal dilagare del virus può rappresentare l’appiglio su cui incardinre un doveroso ricorso della società avverso la retrocessione ma resta l’onta subita dalla sportività, dalla giustizia e dal rispetto della dignità umana.

Alessandro Capoti

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