Quando la sfera varcò la fatidica linea bianca. <br/>San Severo benvenuta in serie D

Quando la sfera varcò la fatidica linea bianca.
San Severo benvenuta in serie D

 

Mr. Danilo Rufini

AntonioPioCristino – sanseverosport

Agli occhi di chi segue professionalmente le vicissitudini dell’U.S.D. San Severo da un ormai decennio, il rasoterra velenoso e vittorioso di Ianniciello al 93’ di una gara che sembrava persa appena sei minuti prima, ha avuto l’effetto del più dolce degli incantesimi.

Dalla fine di un sogno, l’avvio di un incubo, al dolce tepore mentre il tempo si ferma e la sfera viaggia veloce, ma lenta agli occhi di chi ha amato questi colori fin nel profondo dell’anima, e si appresta a varcare la fatidica soglia bianca che separa l’estasi dalla realtà. Da quel preciso istante del 93’ minuto dell’ultima sfida di campionato è nato un ponte che ha riportato il cuore ad una piovosa domenica pomeriggio di quasi quattro anni fa. Era maggio, e il San Severo si giocava una fetta del proprio destino, cercando un’insperata rimonta sul terreno fatiscente del ‘Degli Ulivi’ di Foggia. Non vi era quasi nessuno a supportare i colori sanseveresi, cosicché pochi esultarono al 95’ minuto del match, quando il tiro dagli undici metri di Daniele Pazienza evitò alla Città dei campanili l’abisso della 2°Categoria e, probabilmente, la fine del calcio cittadino almeno per ciò che concerneva la storica Unione Sportiva. Quattro anni dopo, sempre a maggio, questa volta nel catino del Ricciardelli baciato dal sole, l’urlo di gioia di tremila persone ha sfondato il muro del fato avverso, mentre quella sfera varcava la fatidica linea bianca. Il vecchio Ricciardelli aveva il battito del cuore più forte, pulsava di energia vitale mentre trascinava i suoi ragazzi alla conclusione di un percorso indelebile. L’abbraccio alla serie D dei ragazzi in giallo granata, dopo le frustate inflitte da un Mola mai domo, ad immagine e somiglianza di quel Mimmo Caricola che lo guida dalla panchina, è arrivato rinfrescante e liberatorio ed ha chiuso i conti con il passato. Da quel rigore siglato al 95’ di una gara disputata su uno sperduto tappeto in terra battuta diventato fango, ai tremila del Ricciardelli, sono passati quattro campionati e tre promozioni, la ricostruzione di un intero movimento, l’arrivo e la passione di nuovi protagonisti, il fiuto e la competenza, nonostante le innegabili difficoltà connesse al fare sport dilettantistico in questo particolare periodo storico-economico. Una rivoluzione incarnata da un allenatore che farà strada. Un demiurgo più che una guida tecnica al quale anche il sottoscritto deve esprimere il suo mea culpa per lo scetticismo iniziale. Danilo Rufini ha impastato con ingredienti sopraffini quel materiale umano (non solo sportivo), con il quale ha costruito la strada verso la serie D alla prima esperienza su una panchina d’Eccellenza. Rufini è un predestinato, un vittorioso dall’umiltà innata che non potrà non prospettargli sentieri ancora più prestigiosi per il futuro. E di questo un gran merito va dato all’intuito del patron Dino Marino e della dirigenza sanseverese, che hanno saputo puntare sull’uomo giusto, dando continuità e fiducia all’intero ambiente miscelato a colpi di fede e ardore. Fede e ardore incarnati in campo da due assoluti protagonisti di questo campionato, Luigi Ianniciello, difensore centrale, uno spilungone magro di 27 anni che non ama parlare ai microfoni e preferisce agire sul campo. E lo ha fatto, lo fa, segnando goal decisivi, trascinando i suoi compagni fino alla consacrazione conferitagli dai tre goal decisivi nelle ultime due giornate che hanno regalato i sei punti della promozione. Anche lui era stato incasellato inizialmente sotto la voce incognita dall’intero ambiente, trasformandosi poi nel cigno dei sogni di un’intera città. E la faccia barbuta di Michele Conte, il capitano, colui che ha sposato lo spirito di questa squadra da sanseverese doc. Migliore in campo a centrocampo, in difesa, ovunque sia stato schierato. Chapeau.

Il pensiero viaggia indietro nel tempo, ai Messinese, Tartaglione, Profilo, Pazienza, Marino, De Gennaro che salvarono quel San Severo dal precipitare nella penultima serie, e ritorna agli odierni protagonisti, Ladogana, Cesareo, Florio, Russi, agli argentini Galetti e Ganci, alla splendida avventura di Edy Kamano. Ma gli eroi assoluti della più bella stagione degli ultimi venti anni di storia sanseverese sono stati loro, che sono passati dalla pioggia dello spareggio del ‘Degli Ulivi’ di Foggia, dall’abisso della 2°Categoria lì, a pochi rintocchi di lancetta, richiuso solo dalla forza e l’orgoglio; al caldo sole del 1 maggio, ai 3000 mila del Ricciardelli, ad un traguardo pregustato, violato e apparentemente murato da una sorte beffarda, ed infine riaperto solo dalla forza e l’orgoglio di chi indossa quei colori … I COLORI GIALLOGRANATA …. BENVENUTA SERIE D A SAN SEVERO.

La festa a fine gara … foto Nico D’Amicis

 

laquis

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