Manduria, Cosma racconta un anno in biancoverde

Manduria, Cosma racconta un anno in biancoverde

Mr. Cosma

Dentro una stagione, riavvolgendo il nastro da agosto fino a maggio, ricordando le tappe clou che hanno caratterizzato il cammino dei biancoverdi. Gianluca Cosma e il Manduria, hanno stupito entrambi partendo da zero e con un organico ricostruito dalle fondamenta. Una salvezza griffata da un gruppo di manduriani che si è lasciato abbondantemente alle spalle lo scetticismo estivo. Cosma ha fatto breccia nel cuore di tutti e sono in tanti ad invocare la riconferma. Presto le parti si incontreranno per capire se ci saranno le condizioni per prolungare il sodalizio. Noi intanto siamo partiti dalle certezze, dal percorso tracciato dalla comitiva messapica nel campionato di promozione e ne abbiamo parlato proprio con la guida tecnica.

Allora mister, cominciamo dai numeri: 45 punti, 27 gol totali per il tandem Gennari-Scarciglia. Ha lavorato con il materiale umano che la società le ha messo a disposizione, non potendo avanzare alcuna pretesa in virtù di un budget ristretto. Ora, provi per un momento a dimenticare di essere il tecnico del Manduria ed a giudicare, con un occhio terzo, il suo operato.
«I ragazzi hanno fatto passi da gigante attraverso il lavoro e tanti sacrifici. Gente che ai ranghi di partenza non era affidabile, sia under che grandi, hanno acquisito gradualmente sicurezza conquistandosi la fiducia dell’ambiente. Non ci dimentichiamo che in difesa non abbiamo avuto per due mesi Leo Mancuso, questo forse ha responsabilizzato ulteriormente i ragazzi a fare meglio. Il reparto offensivo ha prodotto quasi trenta gol, a mio avviso una coppia cosi prolifica non l’ha avuta nessuno nel nostro girone. I risultati sono sotto gli occhi di tutti».

Ad agosto, quali aspettative aveva?
«Fin dall’inizio ho ostentato tranquillità e ho cercato di trasmetterla ai ragazzi. Guardavamo partita dopo partita, preparando in maniera accurata il match domenicale. La nostra settimana era funzionale alla domenica, a prescindere dalla classifica e dall’avversario. Questo ci ha permesso di giocare le nostre carte con tutti e di raccogliere tanti punti».

Gennari 15 gol, Scarciglia 12, ci aiuti a capire pregi e i difetti del 9 e del 10.
«Due ragazzi eccezionali prima di ogni cosa. Francesco ha aiutato tutti, ha curato le relazioni interpersonali fra i giocatori, fino ai rapporti societari. Sono cresciute tanto anche le sue prestazioni in termini di gol. Non solo lavoro sporco spalle alla porta, con lui ci siamo dedicati alla fase di finalizzazione ed ha assimilato perfettamente certi meccanismi. Gennari invece, è stato determinante con i suoi gol ed in fase conclusiva ha realizzato diversi assist. Le trame offensive passavano necessariamente dai suoi piedi. Una coppia ben assortita che ha concretizzato il lavoro del gruppo».

E’ partito spedito con il 4-3-3, ad onor del vero si è visto anche un bel Manduria. Poi strada facendo ha cambiato assetto tattico ed è passato ad un più cauto 4-4-2. Perché?

«Principalmente per una questione di equilibrio. Il 4-3-3 ci consentiva di esprimere un potenziale offensivo notevole, ma allo stesso tempo i tre mediani andavano in affanno. Riportando gli esterni sulla linea dei centrocampisti abbiamo avuto una squadra più corta, giocando maggiormente sulle ripartenze, soprattutto con team dal tasso tecnico superiore al nostro. Siamo cresciuti sul piano difensivo e questo ci è servito per cambiare pelle a campionato in corso».

Avete vinto con l’Otranto in casa (vincitori del torneo), in trasferta è arrivata una sconfitta rocambolesca per 4-3. E’ questo il suo vero motivo d’orgoglio, oppure i derby con Avetrana e Fragagnano hanno avuto un sapore speciale?
«Credo che ogni gara abbia riservato delle gioie. Citarne solo una sarebbe abbastanza riduttivo, abbiamo imparato tanto anche dalle sconfitte. A Leverano abbiamo comandato il gioco per ampi tratti della gara, idem a Galatone. Bene con il Mesagne in casa, ed in queste tre circostanze il risultato non è stato dalla nostra parte. Nel girone di ritorno ce la siamo giocata con tutti».

Se potesse cambiare l’esito di una sola gara, quale partita sceglierebbe?
«Probabilmente Otranto, al ritorno. La prima frazione fu ampiamente condizionata dalla pioggia e dal forte vento contro. Loro trovarono il gol della domenica e sfruttarono una serie di situazioni a loro vantaggio. A Maglie e Galatone siamo stati altrettanto sfortunati ed a Laterza, prima giornata, non meritavamo assolutamente di perdere».

Col senno di poi, c’è una scelta, un cambio, una sostituzione che non rifarebbe?
«Rifarei tutto, se qualcuno mi avesse pronosticato questa stagione avrei messo tre firme. Poi gli errori li facciamo tutti, io compreso, ma credo facciano parte del percorso, alla fine sono serviti anche quelli».

Solitamente gli under si rischiano sulle fasce, forse è più un luogo comune. Lei invece ha giocato più volte con tre quarti della difesa under. Questione d’emergenza o in quel momento anche un ragazzino poteva dare le opportune garanzie?
«Ad inizio anno non l’ho mai fatto, poi quando i ragazzi hanno acquisito una certa autorevolezza, ho schierato Mero, un 94, e tre under. C’è stata una crescita collettiva che mi ha permesso per certi versi anche di osare, poi talvolta sei anche costretto a fare di necessità virtù».

Un nome che è cresciuto in maniera esponenziale, principalmente dal punto di vista tecnico tattico.
«Non c’è un nome in particolare, mi sento di dire tutti. Hanno dato più del dovuto fino all’ultima giornata. C’è stata una sintonia perfetta tra giocatori, staff e dirigenza. Ci tengo a ringraziare il presidente e i vertici societari per avermi dato l’opportunità di allenare il Manduria. E’ una stagione che difficilmente dimenticherò, sono orgoglioso dei miei ragazzi per la disponibilità che hanno dato e per l’impegno profuso settimanalmente».

Mario Lorenzo Passiatore – lavocedimanduria

laquis

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