Dopo l’esonero di Roberto Stellone, è iniziato ufficialmente il corso biancorosso di Stefano Colantuono. Il tecnico romano arriva a Bari con un contratto fino al prossimo giugno ma saranno i risultati (come sempre) a stabilire il suo futuro sulla panchina del galletto.
Colantuono è un tecnico affermato e molto conosciuto che ha avuto modo di allenare per tanti anni in Serie A. Nella sua carriera ha guidato Sambenedettese, Catania, Perugia, Torino, Palermo e soprattutto Atalanta prima della parentesi a Udine. Con i bergamaschi, il tecnico laziale, ha ottenuto due promozioni in Serie A e ha guidato gli orobici a salvezze tranquille nella massima serie. In esclusiva ai microfoni di calciowebpuglia, abbiamo ascoltato Matteo Mongelli del sito tuttoatalanta.com che ha avuto modo di conoscere il nuovo mister biancorosso nei tanti anni alla guida della Dea.
Michele, a Bergamo Stefano Colantuono lo conoscete molto bene avendolo avuto come allenatore per tante stagioni. Oltre al discorso tecnico, che personaggio è Colantuono?
Se dovessi scegliere un aggettivo per descriverlo è indubbiamente “grintoso”. Sembra, quasi quasi, che accompagni lui il gioco dei suoi ragazzi ed è uno molto incline agli obiettivi: se l’obiettivo è andare in Serie A come quando allenava l’Atalanta in B lui cerca di vincere tutte le partite mentre se è la salvezza gioca per quello; si rispecchia molto nell’obiettivo da raggiungere. Studia molto la tattica, l’avversario e in alcuni casi riesce ad azzeccare la partita mentre in altri ha delle pecche ma come un pò tutti gli allenatori. Qui ha lasciato sicuramente un bel ricordo quando è stato esonerato era finito un ciclo. Il rapporto verso i giornalisti? Lui si fa molto prendere dalla partita e, se la partita va male, ha un attimo di nervosismo e se il giornalista gli fa una domanda sbagliata lui si arrabbia. E’ un tipo molto focoso quando allena ma anche fuori nelle conferenze stampa. Bari? La scossa motivazionale la da, non sono mai mancate alle sue squadre le motivazioni che lui da poi da qui a dire che porterà il Bari in Serie A ce ne passa. Dipenderà dagli uomini e la classifica che troverà; un allenatore che subentra ha pochissimo tempo.
Dopo aver conosciuto meglio l’uomo, capiamo un pò meglio l’allenatore. Che moduli, di solito, adotta Colantuono per le sue squadre?
A Bergamo giocava in un modo per i giocatori che aveva a disposizione. C’era una punta fissa come Denis e dietro un trequartista Maxi Moralez con un centrocampo e difesa a quattro. In partenza era, quindi, un 4-4-1-1 ma in fase d’attacco diventava un 4-3-3. Colantuono è sicuramente uno pragmatico ossia, in base alla rosa che ha a disposizione, trova la tattica e non viceversa come, magari, ha fatto Gasperini quest’anno con la sua idea di calcio.
Hai parlato di trequartista e mi viene in mente subito Brienza, che lui ha già avuto nella sua avventura bergamasca. Ripartirà da lui?
Si, secondo me si. Può farlo partire dalla trequarti e Brienza è un giocatore che Colantuono ha sempre fatto giocare a sorpresa. Avendo dei buoni piedi può sicuramente partire dalla trequarti.
Dopo l’avventura a Bergamo, Colantuono è stato allenatore dell’Udinese con risultati non proprio eccellenti. Cosa non ha funzionato li in Friuli per lui?
Colantuono è uno che ha bisogno di tempo. A Bergamo ha avuto il tempo per fare bene e confermarsi tra alti e bassi mentre ad Udine, forse, al primo basso l’hanno mandato via. A Bergamo ha preso la squadra in Serie B ed ha avuto il giusto tempo di riorganizzare e fare bene.
Ieri primo allenato del tecnico alla presenza di circa 200 sostenitori biancorossi che hanno dato il loro saluto al nuovo allenatore. Conoscendo un po il personaggio, è un accoglienza positiva o è un tipo che magari cerca la tranquillità nel lavoro?
Secondo me l’ha accolta molto positivamente. Più l’ambiente è caldo più lui è invogliato a far bene. Ha bisogno di calore e spinta del pubblico, non a caso, a Bergamo incitava il pubblico. Come ogni allenatore, quando arriva in una nuova città fa piacere sentire il calore del pubblico.
ANTONIO GENCHI
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