Come nel 2014-2015 (primo anno di gestione Paparesta), il Bari sarà spettatore non pagante del ritorno in Serie A del suo avversario. Era capito, appunto, due stagioni or sono con il Carpi che pareggiò 0-0 e ottenne il punticino che gli consentì di andare in Serie A.
Giovedì sera, i biancorossi chiudono questo tribolato campionato andando ospite della Spal che torna in Serie A dopo quasi 50 anni. Serata di gala, insomma, per la formazione ferrarese allenata da Semplici che avrà il giusto tributo dai suoi tifosi dopo una cavalcata che ha dell’incredibile. La squadra romagnola è una neo-promossa ma ha mantenuto tecnico e ossatura della squadra con alcuni innesti di qualità che hanno consentito, all’ex tecnico della primavera della Fiorentina, di centrare al primo colpo l’assalto alla massima serie.
Se la Spal arriva a questo incontro con l’entusiasmo alle stelle, il Bari invece lo affronta a testa bassa dopo il fallimento dei mancati playoff. Nell’ultimo match della stagione, il tecnico Colantuono (ultima sulla panchina del galletto anche per lui) recupera il solo Maniero che ha scontato la giornata di squalifica contro l’Ascoli. Stupefacente (in negativo ovviamente) la lista di tantissimi calciatori che a causa di problemi fisici non sono più rientrati: Brienza, dopo il problema al ginocchio, si sapeva che sarebbe rientrato solo negli eventuali playoff mentre i vari Floro Flores, Ivan, Martinho, Morleo, Fedele e Tonucci si pensava potessero rientrare per il campionato in corso ma cosi non sarà.
Il dato dei tanti infortuni fotografa, in parte, la stagione catastrofica dei biancorossi e anche pensando alla gara di andata si ha un dato inquietante. Al “San Nicola”, il 29 dicembre, finì 1-1 con i gol di Antenucci e Maniero entrambi su rigore e fu quello l’ultimo gol dell’attaccante campano con la maglia biancorossa (l’ex Catania e Pescara e quindi in astinenza da quasi 5 mesi).
Molto probabile, cosi come già avvenuto contro l’Ascoli, che ci sia spazio per i giovani “canterani” come Yebli, Portoghese, Coratella, Romanazzo, Lella e Turi. In una stagione maledetta, i giovani possono essere il giusto spunto da cui ripartire.
ANTONIO GENCHI
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