Daniel Carbone, dagli States il sogno dell’americano originario di Lecce

Daniel Carbone, dagli States il sogno dell’americano originario di Lecce

Daniel Carbone, classe 2000, con madre salentina e padre calabrese. “Sogno di giocare in Italia, comunque voglio di dìventare un professionista”

Oggi Calciowebpuglia vi presenta un talento di origini pugliesi. Padre calabrese, madre salentina. Lui, con il sogno di diventare calciatore di professione e magari scendere in campo nelle nostre categorie più importanti. Daniel Vincent Carbone ha solo 17 anni ma le idee molto chiare.

“Mio padre è di Solano Inferiore, un paesino dell’Aspromonte che fa parte del comune di Bagnara Calabra, e mia madre è di Lecce”. Si presenta così il talentuoso calciatore del Fairfield, squadra dell’omonima città nello stato del Connecticut. Una passione tramandata in famiglia, con il padre che è stato professionista negli USA, in Major, la Serie A degli States, nella NASL e per i Tampa Bay Rowdies, così come per varie squadre di Serie C nella zona di New York. “Lui è stato anche allenatore – conferma Carbone – per l’Universita di Bridgeport e l’ha portata ai quarti di finale nel torneo nazionale di NCAA DII.

Mio padre, mi ha portato ogni giorno ad allenarmi e mi ha aiutato a raggiungere un ottimo livello, quindi
devo una buona parte del mio successo a lui. Nel 2006 mi sono spostato ad Eindhoven, in Olanda, grazie al suo lavoro e li è nata la mia passione per il calcio. Prima di andare li mi interessava solo giocare a baseball, poi nel cortile
della scuola tutti giocavano a calcio e ho iniziato anche io. Ho fatto la mia prima esperienza nella scuola calcio Root-Vit Veldhoven, che si traduce a Bianco-Rosso Veldhoven. Durante i miei tre anni in Olanda sono stato anche visionato dalle giovanili del PSV, salvo poi tornare negli USA.
Al mio ritorno negli States sono subito entrato in una scuola calcio locale e ne sono diventato il capocannoniere. A quel punto decisi di continuare con il calcio”.

Di difficoltà, però, Daniel Carbone ne ha avute, e le ricorda come momenti di crescita che gli sono serviti per poi cogliere il momento opportuno.
Ho fatto ben 12 prove prima di essere selezionato – racconta – e ogni volta tornavo a casa piangendo, ero devastato. Però il giorno dopo mi alzavo e lavoravo ancora più di prima. Molti mi dicevano che io dovevo pensare a fare altro, ma in cuor mio sapevo che sarebbe arrivata la mia chance. Non mi scartavano per mancanza di abilità, ma
semplicemente per il fisico. Poi alla tredicesima prova, ecco che una squadra mi ha dato la possibilità di dimostrare il mio valore. Era la sede Americana dell’Everton. Questa scuola calcio è al 100% affiliata al settore giovanile dell’Everton, al punto che lo staff è assunto dalla societa Inglese e parecchi dei ragazzi, incluso me, vennero invitati a fare partite con il settore giovanile in Inghilterra. Ho giocato nella sede dell’Everton per circa due anni. Durante questo periodo sono stato chiamato in ritiro dalla nazionale U15 e U16 degli USA e mi ha offerto un contratto una delle squadre di Serie C più forti negli USA, il Newtown Pride FC.
Nel Newtown ho fatto il mio debutto a 16 anni, e sono diventato il giocatore più giovane schierato come titolare, e ad aver segnato per il Newtown Pride FC. Sono cresciuto molto come giocatore e come persona. Questo lo devo al mister
Mike Svanda, e al direttore sportivo, Matt Svanda, che mi hanno sempre spinto a dare il meglio di me stesso dentro e fuori dal campo e mi hanno dato fiducia sin dal primo giorno”.

Fuori dal campo si diverte a suonare il sax, andare a vela e stare con gli amici. E’ intermediario e traduttore di professione, anche se il sogno è quello di diventare un calciatore professionista.
“Parlo Inglese, Spagnolo, Portoghese, e Italiano quasi alla perfezione. Attualmente lavoro con un procuratore Argentino, uno dei procuratori più importanti del continente Sudamericano che è anche amico e socio di Rolando Zarate, Julio Pereyra; grazie a lui ho potuto fare tante conoscenze importanti nel mondo del calcio. Il mio sogno, però, è fare una carriera da giramondo, naturalmente giocando a calcio. In Europa, sicuramente, mi piacerebbe venire, soprattutto in Italia. Per quanto riguarda gli States, qui il calcio attualmente sta crescendo molto. Vediamo molti giocatori Europei e Sudamericani che vengono a fare i campionati negli USA. C’è ancora poca tattica nelle scuole calcio, ed è un problema, così come la poca competizione per le mancate retrocessioni e promozioni, ma a breve, molte squadre europee, inizieranno a guardare ai giovani talenti degli USA”.

Infine un messaggio per i giovani: “La prima cosa che dovrei dire a ogni giovane che vuole seriamente fare il professionista è che bisogna avere tanta disciplina. Per essere atleta in qualsiasi sport bisogna avere
tanta disciplina. Si deve mangiare bene, dormire le ore adeguate, ci si deve allenare per bene
da solo, ogni giorno deve poter dare il meglio di sé anche con tanti problemi.
Un’altra cosa molto importante è non arrendersi mai. Il mondo del calcio è difficile e,
come è successo a me, a volte ti trovi in una situazione negativa. E’ necessario lottare e crtedere sempre in se stessi. I risultati arriveranno.

ADRIANO PETULLO

Adriano

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