INTERVISTA/Deghi/Mister Giuliatto:"A Lecce la parentesi più bella della mia carriera da calciatore"

INTERVISTA/Deghi/Mister Giuliatto:"A Lecce la parentesi più bella della mia carriera da calciatore"

Oggi in esclusiva, ai microfoni di CalcioWebPuglia, c’è mister Alberto Giuliatto attualmente alla guida tecnica della Deghi Calcio.

Giuliatto, classe ’83, è un ex calciatore professionista.  Ha esordito in Serie A  con la maglia del Treviso nel 2005 allo stadio Olimpico contro la Lazio.  Successivamente durante il calcio mercato invernale della stagione 2006-2007 viene acquistato dal Lecce e contribuisce alla salvezza. Ritiratosi nel 2016  dall’attività agonistica ottiene l’abilitazione di Tecnico Uefa C e Uefa B e nel periodo 2017-2018 lavora presso il settore giovanile del Lecce allenando l’Under 16. Dal Novembre 2019, subentrato a mister Vanni Simone, è allenatore della Deghi Calcio, in Eccellenza.

Mi verrebbe subito da chiederle : quando ha esordito in Serie A con il Treviso allo stadio Olimpico contro la Lazio, quali sono state le sue sensazioni ed emozioni ?

Beh ovviamente sono  ricordi ed emozioni difficili da dimenticare. Esordire in A il giorno dopo il compleanno, con la squadra della propria città e in uno degli stadi simbolo del calcio non é da tutti. Il fatto di essere stato il primo trevigiano ad aver indossato la maglia della propria città nella massima serie mi inorgoglisce.

Nella stagione 2006-2007 lei approda  a Lecce durante il calciomercato invernale, contribuendo poi alla salvezza. Che ricordi ha degli anni giallorossi?

Diciamo che è stata sicuramente la parentesi più bella ed importante. In quel periodo avevo richieste dalla massima serie ma sposare un progetto importante in una piazza come Lecce mi affascinava. C’era una società solida e un presidente, Giovanni Semeraro, ambizioso e voglioso di tornare in Serie A. Il mio rammarico è quello di  non aver potuto contribuire al cento per cento alle due promozioni e alla salvezza in A. Purtroppo i  miei parecchi infortuni mi hanno limitato nel corso della mia carriera.

Successivamente al suo ritiro dall’attività agonistica ha intrapreso la carriera di allenatore, prendendo dallo scorso Novembre, la guida tecnica della Deghi Calcio.  Cosa si prova  a rivestire un ruolo così determinante e fondamentale di una squadra?

Si,ho iniziato nel settore giovanile del Lecce con l’U16 che mi ha formato molto dal punto di vista metodologico e nella gestione del gruppo grazie alle figure in primis dell’ex direttore Roberto Alberti e del sociologo Danilo Coronese. Peró la mia volontà era quella di iniziare con le prime squadre ed ho avuto la fortuna di entrare nella famiglia Deghi. Subentrare non è male facile, sopratutto in un gruppo che veniva da risultati negativi e da qualche problema interno di spogliatoio. In più, alle porte c’era il mercato di riparazione che metteva tutti i calciatori “sul chi va là”. Ma mi sono subito calato nella parte e alla fine il lavoro ha pagato perché il gruppo era unito verso un unico obiettivo.

Riguardo la Deghi, dopo un periodo un po’ incerto che vi ha visto capitolare nella zona bassa della classifica, nelle ultime tre gare, prima dello stop a causa della pandemia, avete conquistato sette punti (due vittorie contro Martina Franca e F. Altamura e un pareggio contro l’Otranto).

All’inizio è andata molto bene.  Il mio esordio in panchina è finito  in pareggio  a Bisceglie e dopo abbiamo vinto le 2 partite casalinghe successive perdendo immeritatamente fuori casa a Trani e prima delle feste  siamo riusciti a bloccare sull’1-1 la corazzata Corato. Gennaio è stato  sicuramente il mese più grigio dove, a causa anche di qualche assenza tra squalifiche e infortuni e un po’ di malasorte, siamo ritornati nelle zone basse. Credo che in quel momento sia venuta fuori la vera forza del gruppo che voleva a tutti i costi risalire la classifica.  Infatti nelle ultime tre gare disputate abbiamo raccolto sette  punti dei nove disponibili che ci hanno messo permesso di ritornare in una zona tranquilla di classifica.

Venerdì scorso il Comitato Regionale FICG/LND ha organizzato la prima videoconferenza con le società di Eccellenza.  Qual è il suo pensiero riguardo la situazione calcistica “post covid”? E Secondo lei riusciranno  le società a seguire in modo scrupoloso il protocollo di sicurezza per la ripresa delle attività di allenamento del calcio giovanile e dilettantistico?

Credo che noi “dilettanti “ saremo costretti ad aspettare qualche mese in più. Spero che Settembre sia il mese della rinascita per  il vero calcio. Dico vero perché nei dilettanti nascono le basi del calcio partendo dai bambini e dalle scuole calcio per  poi finire ai piccoli imprenditori locali, che spinti dalla passione, investono le proprie risorse e oltre. La speranza è che la Federazione intervenga con delle leggi giuste per poter aiutare la rinascita visto l’attuale momento economico. Attuare le  norme igenico sanitarie mi sembra impossibile per questo credo che la ripartenza nei dilettanti ci sarà solo dopo un ulteriore allentamento delle misure di sicurezza legate al virus.

Per finire, da ex calciatore professionista e da ex allenatore dei settori giovanili del Lecce, cosa consiglieresti ai tanti ragazzini che aspirano/sognano di fare carriera nei rettangoli verdi?

 –Il consiglio che posso dare è che giochino spinti dalla passione in primis e che nulla vieta di perseguire i propri sogni. Poi non tutti purtroppo avranno la fortuna di fare carriera da calciatore e quindi ritengo fondamentale avere la scuola come priorità per crearsi una base lavorativa per il futuro. Ecco una cosa diversa c’è rispetto ai miei tempi : i giovani al giorno d’oggi pretendono tutto e subito, sono meno predisposti a fare sacrifici perché hanno la fortuna di avere già tutto.  A miei tempi ci accontentavano di un pallone e di stare all’aria aperta a giocare tutto il giorno con amici. Mi sento di dare un ulteriore consiglio anche alle famiglie e cioè diffidate dei procuratori o dei dirigenti che vi bussano alla porta raccontandovi che vostro figlio è il più forte di tutti. Nella mia esperienza ho capito che l’unica cosa che conta è il campo e i sacrifici. Quindi e mi rivolgo sempre alle famiglie, vivete serenamente il gioco del calcio perché di gioco si tratta e lasciate che i vostri figli si divertano. Poi, come si dice, se son rose fioriranno.

Emma Schiavano

Emma Schiavano

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