Giovane portiere 2004, molto timido racconta un po’ di sé: “Mi sono avvicinato al calcio a 11 anni, grazie ad un amico che giocava qui, Matteo Prencipe. Prima di giocare, praticavo ginnastica artistica e riconosco che è una cosa molto insolita. Avevamo un grande gruppo e dopo la terza media ho dovuto scegliere tra i due sport, sovraccaricato dai compiti e ho scelto la sfera”.
Il padre dell’estremo difensore della juniores, è Giovanni Sventurato, membro societario del Donia e su questo a Michele preme puntualizzare: “Non ho mai pensato di dover meritare di più solo perché sono “figlio di”. Per una questione di etichetta, non potevo stare tra i tifosi a cantare, ma oltre a ciò nulla mi differenzia dagli altri giovani tesserati”.
Parlando della sua famiglia, specifica che suo padre e sua madre sono comunque molto attenti al suo rendimento scolastico e cerca di conciliare le due cose, sono però molto fieri di lui (le informazioni riguardo l’istruzione possono sembrare non pertinenti in una intervista a sfondo sportivo, ma vengono riportate data la giovane età degli atleti in questione, in quanto ciò è parte integrante del loro quotidiano, inoltre anche per evidenziare l’importanza che ha la passione e la formazione culturale, ndr).
Sventurato ritiene che il gruppo sia fondamentale, soprattutto per un ragazzo chiuso come lui: “Siamo un team compatto ed anche il mister lo pensa. Siamo cresciuti insieme e anche le sconfitte le viviamo tutti allo stesso modo, seppur con caratteri diversi. Sono legatissimo a Ciro Petrangelo, mediano”.
Come per Marco Roberti (intervista precedente, ndr), anche per Michele c’è lo zampino del mister Grasso: “Lui mi ha aiutato a non mollare e anche in prima squadra ci sono ragazzi allenati da lui, miei amici tra l’altro, e questo penso faccia bene al calcio sipontino. Nei brutti ricordi, mette una brutta sconfitta su un campo di terra battuta (5-0) subita contro la Cosmano Foggia ed ero nervosissimo, mi infortunai pure il lunedì, durante gli allenamenti. Bel ricordo? Quando a San Giovanni riuscii a mantenere il risultato che ci vedeva vincitori (0-2), facendo anche qualche gran bella parata, con il mio primo numero di maglia, il 12”.
Spesso la Juniores integra l’allenamento con la prima squadra e su questo Sventurato dice: “Credo sia producente per noi. In fin dei conti sono più grandi e più esperti, disponibili anche a consigliarci”.
Nonostante non giochi titolare, è doveroso ricordare con quest’articolo che anche la città di Manfredonia ha giovani promesse che hanno voglia di crescere e di stare in un campo, in particolare sull’erba dello stadio Miramare.
Michela Rinaldi