L’umiltà alla base del suo carattere e la determinazione per scrivere il suo futuro nel mondo del calcio. Ecco Giovanni Cocinelli, capitano della Primavera del Foggia
Poco propenso a lodarsi o a parlare di sé, ma disponibile e con un sorriso, così Gianni Cocinelli, giovanissimo capitano della primavera del Calcio Foggia, si è presentato in sala stampa e si è raccontato ai nostri taccuini: “Questa è ormai casa mia dall’età di 16 anni e il Foggia era ancora in serie D. L’anno dopo, però, abbiamo vissuto la fantastica emozione di rivedere la nostra città nella categoria superiore”.
Il giovane difensore centrale, però, non dimentica le origini e la sua prima sede calcistica formativa: “ero molto piccolo, ma ricordo i bei momenti vissuti alla Juventus San Michele e il mister che mi ha sostenuto maggiormente, Giovanni Francavilla, tuttora sento di ringraziarlo. Ha creduto in me ed è orgoglioso dei miei risvolti. Il mio primo numero di maglia fu il n°6, questo ruolo mi appartiene a tutti gli effetti ”. Un aspetto da non sottovalutare nello sport di gruppo è il distacco che si viene a creare una volta salutati i compagni che cambiano squadra, per questo Cocinelli precisa: “far parte della stessa squadra significa condividere diverse ore al giorno, per mesi. Il legame creato, coltivato anche al di fuori delle linee del campo, diventa forte e siccome è in gioco la nostra crescita professionale, credo sia giusto che le strade si dividano, anche se, ad essere sincero, alcune volte fa veramente male, soprattutto perché si ha paura che l’equilibrio precedente non si ripristini” e continua :”L’addio del trequartista e mio amico Simone Di Canio è un esempio. Seppur facenti parti di due ruoli opposti, abbiamo cominciato questo cammino insieme dall’Under 17 e non ti aspetti che voli da un giorno all’altro in Eccellenza. Gli auguro di realizzare i suoi sogni perché quel ragazzo se lo merita, vale tanto”. Ritornando alla sua posizione in campo, spiega il suo ruolo ‘delicato’: “il portiere ha 10 uomini sulle spalle – sostiene Cocinelli – ma il difensore deve cercare di proteggerlo il più possibile e non sempre è facile. Se non giochi pulito sulla palla e pressi con lentezza, vieni facilmente sanzionato e rischi di procurare dei calci piazzati per l’avversario, sono queste le regole, si sa. Sentito mai in colpa? Sì, è capitato, non voglio nascondermi, anch’io ho sbagliato spesso. Contro il Palermo accadde un fatto simile. Non mi accorsi del mio intervento rischioso e i rosanero segnarono un’altra rete, grazie al rigore assegnatogli. La penalità c’era, sia chiaro (ride, ndr)”. I ragazzi del mister Pavone sanno che i sacrifici sono tanti e che non bisogna lasciarsi andare, seppur la giovanissima età richiama divertimenti e svago, Cocinelli però chiarisce subito la sua posizione: “ognuno di noi si assume le sue responsabilità, siamo abbastanza grandi per farlo. Io, prima di ogni gara, mi focalizzo tantissimo su me stesso e do poco spazio ad altro, per non farmi influenzare da nulla. Ne siamo tutti consapevoli, io da capitano un po’ di più”. La famiglia, parte integrante di qualsiasi cadetto, spesso può essere conflittuale, poiché lo sport richiede tanto sacrificio e non assicura un futuro, ma questo scenario non appartiene a Cocinelli: “i miei genitori mi comprendono e appoggiano le mie attività, ovviamente seguono le mie gare. Sanno che ‘gioco seriamente’ e che sono ormai cresciuto”. Anche la scuola crede in lui e comprende il suo ‘alternante’ rendimento: “soprattutto i professori, mi chiedono perplessi se sono convinto di ciò che faccio, dopo essersi accertati dei risultati e la mia risposta è sempre affermativa”. Nel girone d’andata, però, i diavoletti hanno avuto più di una complicazione, date anche dalla scarsa coesione interna e per questo è stato più faticoso indossare la fascia, confessa il giovane difensore. Fisicamente, qualche guaio l’ha passato anche lui: “dopo l’infortunio dell’anno scorso (distorsione alla caviglia, ndr), ho avuto un problema al menisco, addirittura camminavo con l’ausilio delle stampelle. Sono stato un po’ di tempo lontano dai compagni, è stata dura. Devo ringraziare tutta l’equipe medica che mi ha assistito in maniera esauriente”. Parlando di bei ricordi, Cocinelli non dimentica il gol fatto recentemente in casa del Catania, mentre sarebbe da elidere dalla propria mente la disfatta contro il Monopoli (5-0, ndr): “sono veramente forti questi baresi, hanno pure vinto il campionato” afferma ridendo il 18enne foggiano. Prima di essere tesserato, Giovanni Cocinelli era un tifoso del Foggia e seguiva spesso i match casalinghi , ma simpatizzante dell’Inter: “a dispetto dei colori, in serie A ho sempre apprezzato i nerazzurri è stimato Maicon”. Quando al giovane, però, viene chiesto il motivo per cui sia stato designato lui come capitano, dice: “non so cosa rispondere, poiché non noto differenze tra me e gli altri miei compagni, per cui non saprei perché dovrei essere io il prescelto”. La risposta sembra chiara e forse è proprio per questa caratteristica che è stato eletto: avere la maturità e la capacità di non “montarsi la testa” a quest’età, non è da tutti e mister Pavone ci ha visto lungo, fin dalla prima gara del suo allievo, contro la Casertana. Umiltà, ecco tutto
Michela Rinaldi