Seppur in minima parte, Manfredonia ha sempre accolto in squadra ragazzi di altre città: di Lucera, Mattinata, Foggia e spesso hanno rilasciato interviste. Le vere domande sono: si sentono accolti? Hanno notato differenze? Ora tocca a due giovanissimi foggiani, Cristian Pio Sciotti, centrale e Giorgio Corvino, difensore (Corvino ha origini leccesi). Il primo appare esuberante, mentre il secondo è riservato nella sua compostezza.
CRISTIAN PIO SCIOTTI: “Io credo che sia il contesto a far la differenza, si può incontrare un mister con delle idee condivisibili e potrebbe accadere il contrario. All’inizio io e Giorgio eravamo più distanti dal gruppo, però man mano che passava il tempo ci siamo integrati meglio. Se il viaggio mi pesa? Tutti se lo chiedono, ma la risposta è semplice: se qualcosa ti piace, non hai remore nel farlo. Ad esempio, io provengo dalla Juventus San Michele e lì ho conosciuto Giorgio, le cose non sono andate come speravamo, ci aspettavamo delle diverse considerazioni. Ora siamo alle fasi finali” – continua il giovane centrale – “a noi il derby non spaventa, se vinceremo (dichiarazioni rilasciate prima della gara), potremmo giocarcela con gli altri gironi”. Riguardo la crescita personale, aggiunge: “Ho segnato 17 reti, molto più degli attaccanti (ride, ndr), ritengo di potermi ritenere soddisfatto ed ho dimostrato di meritarmi il posto in campo, ringrazierò sempre i mister. Io voglio giocare, non lo dico per presunzione ma se una squadra di categoria superiore volesse tesserarmi ma i progetti di gioco non dovessero comprendermi, non accetterei”
GIORGIO CORVINO: “In realtà spesso mi sono sentito additato da alcuni genitori, magari mossi da un campanilismo che porta a pensare che per ragioni di provenienza un ragazzo meriti il posto in campo a discapito di un altro. Per fortuna tra di noi non facciamo questo tipo di differenze, soprattutto i nostri allenatori. Abbiamo Liberto (dirigente) che ci sta sempre accanto, anche se per noi fa così tante cose che non so quale sia il suo ruolo preciso (ride, ndr). Riguardo la crescita, ho assunto una consapevolezza diversa della mia postazione, non ho certo fatto 17 gol come Sciotti, questo è certo (ridono entrambi, ndr), ma ora ho un scatto diverso e non mi spaventa la fase offensiva avversaria. All’inizio mia madre non voleva che inseguissi la mia passione poiché avrei potuto trascurare lo studio, ma quando ha notato che i miei rendimenti peggioravano proprio a causa dell’abbandono degli scarpini, ha cambiato idea ed ora mi sostiene e mi vede felice. Condivido il pensiero di Sciotti: anche se siamo giovani, è giusto far scorrere il minutaggio e per questo non accetterei di far parte di una squadra dove mi si dedichi poco spazio, sarebbe inutile. Ora attendiamo le fasi finali e comunque vada a finire, rimarrà un’ottima esperienza”.
Potrebbe spiazzare la sincerità dei due ragazzi, però in effetti non è stato detto nulla che non sia noto: il posto in campo è di chi se lo merita, che sia di Manfredonia, Cerignola o Barletta, tocca alle varie società puntare sui ragazzi del proprio territorio, ma dopo che un gruppo viene creato non c’è differenza che tenga.
Michela Rinaldi