Tempi duri attendono l’Apricena<br/> retrocessione e futuro nebuloso

Tempi duri attendono l’Apricena
retrocessione e futuro nebuloso

Vincenzo Di Nauta

APRICENA – In Seconda categoria dopo oltre un ventennio. Stagioni vissute tra Serie D, Eccellenza e Promozione. L’Apricena va all’inferno, senza se e senza ma. La fine di una stagione nera, come poche. Quasi mille spettatori, domenica scorsa con il Rocchetta: delusi, amareggiati. L’unico a metterci la faccia come sempre è il direttore generale, Domenico Pipino. “C’è grande amarezza e grande dispiacere – dice il dirigente – . Questa retrocessione ha dell’incredibile. Per chiunque questa è una squadra che doveva fare questa fine. Dobbiamo prendercela solo con noi. Bisogna saper vincere ma anche accettare le sconfitte con rispetto. Abbiamo commesso degli errori. Tutti. Ognuno ne ha da spartire con qualcun altro. Mi dispiace per chi ci ha seguito con affetto e attaccamento. Domenica, forse, abbiamo perso in maniera meritata“.
Anche il presidente Vincenzo Di Nauta (che potrebbe lasciare la società) è chiaro, ma tiene a precisare. “Accetto però la sconfitta perché so che abbiamo giocato tutte le partite con correttezza – dice il patron –, non regalando nulla a nessuno. Preferisco perdere a schiena dritta, con i miei principi, piuttosto che ottenere i risultati come hanno fatto altri. Ringrazio tutto lo staff tecnico e dirigenziale per il comportamento durante la stagione. Siamo retrocessi per colpa nostra. Ma ci siamo comportati da persone serie. Altri no“.
Poi l’analisi sulla squadra, impietosa. “Forse nella finale – conclude Di Nauta siamo mancati dal punto di vista caratteriale. Ho tante responsabilità ma in campo non ci vado io e gradirei che i giocatori se ne prendessero una dose. Non è stato fatto il massimo: questo gruppo non è mai stato una squadra. Hanno cercato più alibi che soluzioni“.
Che ne sarà dell’Apricena. “Non lo so. Questa retrocessione potrebbe anche non essere il peggiore dei mali. Con impegni economici ridotti si può ripartire in ottica costruttiva, ma è ora che qualcuno esca allo scoperto. Lasciare dopo una sconfitta è scocciante. Bisogna però trovare le motivazioni e non è facile. Voglio ringraziare tutti i collaboratori. Se dovesse esserci un progetto non chiudo la porta a nessuno, ma devono esserci i presupposti. Dispiace per i tifosi, avrebbero meritato un altro epilogo, ma in questo ambiente è impossibile fare calcio. Se la ripartenza è dover trascinare ulteriormente questo malato terminale allora è bene staccare la spina“.
Insomma: retrocessione, futuro nebuloso. Un Di Nauta molto stanco. Tempi duri attendono l’Us Apricena.

Antonio Villani – La Gazzetta del Mezzogiorno

 

laquis

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