Dopo la nomina a Direttore Sportivo del Monopoli, Massimo Mariotto ha iniziato con tre operazioni: la prima in panchina con la nomina di Diego Zanin come nuovo allenatore dei gabbiani ed in campo con la conferma tanto attesa di capitan Esposito e l’acquisto del centrocampista Franco: “Dopo gli anni di Benevento e Salerno – commenta Mariotto a Tmw Radio – trascorsi in piazze che sono importantissime per la Lega Pro, ho avuto un’esperienza significativa in Svizzera, al San Gallo, e ho notato che in quel Paese si lavora sui giovani partendo dalla scuola, e si inizia un lavoro seminando, che è una cosa di cui avremo bisogno nel futuro. Ovviamente, ho seguito Crotone e Trapani, che hanno usato il cervello non potendo contare su budget sconfinati, e allora la scelta di Monopoli deriva da questo, dovevo accettare una sfida importante. Esposito e Franco erano due operazioni che erano doverose: Esposito è molto stimato nell’ambiente, è un leader nello spogliatoio. Per quello che riguarda Franco, è un calciatore che seguo da anni, era arrivato anche alla B ma poi aveva avuto qualche problema a imporsi a causa di qualche infortunio, adesso è il momento per riproporlo. Quello che ci occorre è immettere giovani di valore e che abbiano qualità e gamba. La scelta di Zanin? L’abbiamo voluto perché la pensa come me calcisticamente. Ha bisogno di riproporsi, visto che qualche anno fa aveva vinto due campionati consecutivi a Treviso, e il suo calcio è propositivo. Dovremo lavorare senza fare particolare sogni, con i piedi ben piantati per terra. Lo conosco fin da quando era calciatore, adesso può trasmettere le sue idee. È un leader, ha idee chiare, porterà dentro concetti importanti come la voglia di arrivare, basandosi soprattutto sulla qualità. Certamente sono emozionato per il Benevento: è stata una soddisfazione grande, so quello che è stato fatto in questi ultimi anni, in particolare dalla famiglia Vigorito. Ce l’ha fatta con la bravura del tecnico Auteri, che qualche anno fa avrei voluto portare a Benevento. Quest’anno in condizioni del tutto particolari è riuscito a fare l’annata dei sogni, in una piazza in cui mi sono trovato bene: è stato fatto calcio vero. E dalla Salernitana era lecito probabilmente aspettarsi qualcosa in più, perché aveva gente che era stagionata all’inizio, ma le sollecitazioni dell’ambiente e la capacità di fare calcio da parte dello staff hanno fatto sì che si riuscisse a ottenere la salvezza. La Lega Pro a 60 squadre? Sì, sono favorevole: in questo momento dobbiamo cercare di reggere l’urto, ci sono tantissime città che meritano il calcio vero. Bisogna ripartire dalla ricerca del talento. Non ripartendo dalla valorizzazione dei giovani, la Lega Pro perderebbe il vero scopo”.
ANTONIO GENCHI
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