Una prodezza di Arigò al 77′ consegna 3 preziosi punti alla classifica del Manfredonia.
Il pubblico incita i ragazzi di Cinque incessantemente e li applaude con merito al termine di un match che ha vissuto due fasi.
Sia sipontini che campani, come anticipatovi, sono in formazione di emergenza per via di assenze e squalifiche.
Nel Donia si rivede Cuomo dal 1′, con Quitadamo e Sportiello in panchina.
Pronti e via e il Gladiator costruisce la prima ed unica occasione dei 95′: De Falco è libero di crossare con precisione al centro ma Mele è probabilmente sorpreso dal mancato intervento aereo di Corbo e quindi appoggia di testa tra le braccia di Leo.
Una grande chance per il Gladiator che avrebbe complicato i piani di Cinque.
Al 14′ Esposito probabilmente trattiene il braccio di Compierchio in area di rigore, ma l’arbitro tra le proteste sorvola.
Al 16′ una magìa di De Rita serve Arigò, che affetta la difesa avversaria, la cui conlcusione attraversa l’intera area piccola senza alcuna deviazione.
Al 27′ è lo stesso De Rita a provarci dalla distanza ma il suo tiro è impreciso.
Termina qui il primo tempo con il Donia protagonista di uno sterile possesso palla e gli ospiti ben organizzati e per nulla barricati.
Ma il copione della ripresa cambia. Il Gladiator si abbassa troppo e incoraggia i sipontini ad assediarlo.
Tuttavia sono poche le idee dalla trequarti in avanti e mancano veri finalizzatori. Tanto impegno e non possesso, ma qualche limite è evidente.
Cinque inserisce Esposito e Quitadamo, con lo spostamento in avanti di Coccia a fare l’esterno offensivo di destra e Quitadamo e Esposito esterni bassi. De Vita e Compierchio i sacrificati.
La mossa tattica è giusta. Al 20′ il neo entrato Esposito pennella un preciso cross per l’accorrente Coccia che calcia al volo e sfiora il palo.
Al 32′ il Miramare “esplode”: Coccia, da poco spostato a sinistra, affonda e crossa al centro per il “rapace” Arigò che con una mezza veronica trafigge il portiere avversario.
Da questo momento in poi il Donia non rischia nulla e legittima il prezioso successo.
Stefano Favale
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