Barletta, la squadra perde a Novoli e i tifosi insorgono sul web: “Via De Santis e Bitetto”

Barletta, la squadra perde a Novoli e i tifosi insorgono sul web: “Via De Santis e Bitetto”

Clima bollente in quel di Barletta dopo la deludente sconfitta maturata al “Totò Cezzi” di Novoli. La squadra biancorossa ha ceduto 2-1 ai rossoblù di Schipa dopo essere passati in vantaggio con il gol dell’argentino Dirito ma non è riuscita a tenere ed è stata rimontata dalla doppietta di Pignataro. La sconfitta di oggi è arrivata contro una formazione, indubbiamente, meno ambiziosa di quella biancorossa e fa sprofondare la truppa di Bitetto a -7 dalle due capoliste. Salento ancora amaro per la truppa di Francesco Bitetto che, nelle due precedenti gare giocate nel leccese, ha raccolto una sconfitta a Casarano ed un pareggio abbastanza deludente a Galatina.

Nell’immediato post-gara di Novoli, è montata la rabbia dei tifosi biancorossi. Attraverso i social network ed i numerosi gruppi che seguono le vicende del Barletta, i supporter hanno sfogato la loro delusione per l’andamento della squadra additando il diesse Vincenzo De Santis ed il tecnico Bitetto, come i principali colpevoli. L’ex diesse del Bisceglie e l’allenatore sono stati presi di mira con numerosi post e commenti che avevano tutti un filo conduttore: le dimissioni.

Partendo dal presupposto che siamo ancora a fine ottobre e la squadra ha tutte le strade libere per arrivare alla promozione in Serie D, cerchiamo di capire la situazione. La rabbia dei tifosi è dovuta al confronto con la passata stagione: lo scorso anno, i biancorossi di Pizzulli nonostante mille difficoltà economiche ed una rosa, sicuramente, meno forte riuscì con grinta e voglia ad arrivare in finale playoff in una stagione dove si pensava dovesse lottare per non retrocedere. La squadra dell’ex tecnico aveva l’aggravante di giocare a Canosa senza il calore dei tifosi ma suppliva con quelle doti che ai tifosi tanto piacciono ossia sangue e sudore. Quest’anno il progetto, almeno sulla carta, è ambizioso ma con l’addio di Sergio La Cava qualcosa sembra essersi inceppato: il tecnico Bitetto ha ereditato una squadra non fatta da lui e non è riuscito a dare una sua impronta alla formazione barlettana. L’ex allenatore di Mola e Unione Calcio Bisceglie viene accusato di non aver dato un gioco a Zingrillo e compagnia con i risultati deludenti. La colpa che la tifoseria muove a De Santis è invece quella di non aver dato fiducia alla squadra della passata stagione e di aver allestito una squadra senza “attributi”.

Uno dei limiti oggettivi di questo Barletta è l’essere legato troppo alle individualità: se i vari Mignogna, Pellecchia e Loiodice sono in giornata la formazione biancorossa è devastante mentre se la squadra avversaria li imbriglia o sono in giornata “no” la squadra è bloccata. In difesa Ola e Digiorgio non stanno dando quelle garanzie che due del loro calibro e della loro esperienza dovrebbero poter offrire in Eccellenza mentre a centrocampo, la lacuna più visibile è la mancanza di un regista. Lo scorso anno, il Barletta aveva Francesco Cantatore uno che in questa categoria ci sta alla grande e che faceva partire tutte le azioni. Avendo un centrocampo muscolare, la manovra fa fatica a partire con il risultato che il gioco è noioso e i risultati sono scadenti. Tornando con la mente, per un attimo, allo scorso anno si parlava del dualismo tra l’esperto portiere Di Candia e il giovane Diouf: con il portiere “over” in campo, la difesa era molto più sicura e c’erano meno gaffe rispetto alla inesperienza (giustificabile vista l’età) del portierino. Perchè non è stato preso un portiere esperto e di garanzia? Nel Gravina che ha stravinto il campionato, la porta è stata affidata a Cilumbriello che difende i pali tuttora in Serie D.

Si prospetta una settimana di fuoco in riva all’Adriatico anche se la posizione di Bitetto, per il momento, resta salda. Domenica prossima, quando al “Manzi” farà visita il deludente Molfetta è d’obbligo riprendere a vincere e, soprattutto, riallacciare quel rapporto di fiducia tra la squadra e la tifoseria.

ANTONIO GENCHI

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Antonio Genchi

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