Il buon esempio, in questo nostro calcio malandato, dovrebbe arrivare dall’alto ma spesso e volentieri cosi non è. Domenica scorsa abbiamo assistito alla polemica, tramite social network, tra due società del campionato di Eccellenza pugliese ossia Hellas Taranto ed Otranto. Nella scorsa giornata si è giocata la sfida tra le due squadra a Statte (vinta poi dagli idruntini per 2-1) ma il risultato del campo è passato in secondo ordine. Al termine dell’incontro, la società dell’Otranto ha pubblicato un post sulla sua pagina facebook dove accusava l’Hellas Taranto di aver commesso degli atti di violenza e intimidatori sia prima che dopo il match con persone che sarebbero state anche picchiate selvaggiamente. La risposta dei tarantini non si è fatta attendere con una risposta sempre a mezzo social: la società ionica accusava la squadra avversaria di aver devastato gli spogliatoi e di aver commesso, a loro volta, atti di violenza.
Pensavamo che questa stucchevole querelle tra società fosse ormai un argomento alle spalle ma evidentemente ci sbagliavamo. Ieri si è disputata la gara tra Altamura e Barletta, valevole per la ventiduesima giornata di campionato. Sul campo è finita 2-1 per i padroni di casa ma, come già avvenuto nel caso descritto prima, il risultato è passato in secondo (se non terzo, quarto) piano. La società del Barletta ha accusato, allegando anche delle foto, di essere stata accolta al “Tonino D’Angelo” con le rampe di accesso alla tribuna cosparse di olio e catrame. Questo gesto ha costretto i tifosi barlettani ma anche gli addetti ai lavori a ritardare l’accesso al loro settore di competenza che è stato possibile solo grazie all’intervento di alcune persone di buona volontà: “Litri di olio e catrame – si legge nel comunicato dell’Asd Barletta 1922 – cosparsi sulle scale di accesso alla gradinata che avrebbe ospitato la dirigenza e gli 80 tifosi arrivati da Barletta. E’ stata questa l’”accoglienza” riservataci dal Team Altamura nella gradinata destinata agli ospiti e ai componenti dell’organigramma societario all’interno dello stadio “D’Angelo”. Un’evenienza che per alcuni minuti ci ha impedito di fatto di accedere agli spalti a noi dedicati e che ci ha costretto a chiedere l’intervento, esso sì gentile, di alcuni operatori presenti nell’impianto per cospargere di sabbia e terra le scalinate e renderle agibili e agevoli al tempo stesso. La dirigenza del Barletta 1922 condanna fermamente questo tipo di accoglienza, pericolosa per gli utenti e certo atta a destabilizzare il pre-partita, e si augura che la società ospitante possa dissociarsi dall’accaduto, fornendo al tempo stesso le spiegazioni del caso. Avremmo auspicato di vedere la dirigenza del Team Altamura accogliere la nostra società nel settore e magari vivere il primo tempo insieme, come accaduto nella sfida di andata al “Manzi-Chiapulin”, ma questo non è accaduto. Evidentemente non tutti vivono lo sport allo stesso modo”.
La società del Team Altamura ha invece accusato i tifosi barlettani, presenti al “D’Angelo”, di aver lanciato dei petardi che hanno stordito e danneggiato due ragazzini che erano a bordo campo per fare i raccattapalle: “Preoccupante ed increscioso quello che invece è accaduto a due piccoli raccattapalle altamurani ai bordi del campo di gioco sotto il settore riservato ai tifosi barlettani. Entrambi rimasti storditi dallo scoppio di una bomba carta esplosa a pochi passi e portati di urgenza al pronto soccorso (uno dei due ha subito una lesione media del timpano) per l’insano e vile gesto dei soliti pochi disturbatori ospitati al D’Angelo e che, il gioco del calcio, continuamente l’offendono, sia nell’immagine che nella sostanza!!! A questo punto chiediamo al prefetto, perchè far venire ad Altamura i tifosi del Barletta visti i precedenti???”.
Al di là di chi siano le responsabilità di chi ha commesso questi gesti indecenti (sia nel caso barlettano che nel caso altamurano), il nostro auspicio e quello di tutti coloro che amano questo sport è che si possa tornare quanto prima ad un clima più disteso con due società importanti e blasonate che possano dare l’esempio e riavvicinarsi.
ANTONIO GENCHI
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